Copyright © Topi in soffitta
Design by Dzignine
9 dicembre 2011

Posso esserle utile?



Quali pensieri animano la vostra testolina quando, per necessità, siete costretti ad andare al comune della vostra città? Quando la carta di identità scade, o vi serve un cambio di residenza?






Quanti litri di sangue perdete dal naso al solo pensiero della fila, degli sportelli chiusi, tre si uno no, con le giacche poggiate sugli schienali?


L'ultima volta che sono andato al comune, in Italia, era il giorno del mio compleanno e c'ho passato il pomeriggio! 
La storia che vi racconterò è basata su eventi reali. Tempistiche, situazioni, clima e colonna sonora sono frutto della realtà e non della mia mente deviata. 


Cominciamo.


Ultimamente mi sono visto costretto ad andare al comune del mio distretto, in quel di Brixton, zona sud di Londra. Il comune è relativamente vicino a casa mia, una passeggiata di una ventina di minuti attraverso una zona che sembra, a zone alterne, un po' il Bronx e un po' un mercato rionale napoletano. 


La passeggiata è piacevole, c'è un timido sole che cerca di riscaldare il mondo e in cuffia ho l'album migliore che gli Oasis abbiano mai scritto, (What's the Story) Morning Glory?.


Arrivo al comune e la prima cosa che incontro è, ovviamente, la fila. Due file in realtà, una per chi aveva prenotato prima e un'altra per il resto delle persone, ed entrambe le code finivano di fronte ad un bancone lungo circa quattro metri, dietro al quale stavano tre operosi addetti.


Abituato alle file italiane mi scoraggio da subito, ci passerò la mattinata in quel posto già lo so, sono sicuro!!! 


Nell'attesa mi guardo attorno, noto due file di pc messi li a disposizione delle persone, noto degli addetti in attesa di poter "essere utile" e dei monitor giganti con messaggi di pubblica utilità, dal: "raccogli la popò del tuo cane" a "il personale è al vostro servizio, ma non fategli girare i coglioni con comportamenti poco gradevoli che non è il caso" (ok questa l'ho sintetizzata ma il messaggio velato era quello).


Non faccio in tempo a finire la perlustrazione della sala che è già il mio turno, e saranno passati due minuti massimo.


La signora che mi serve mi chiede cosa devo fare, glielo dico, lei preme un pulsante e mi da un biglietto numerato 713, settecentotredici alle dieci del mattino??? Spero sia la continuazione del giorno precedente altrimenti sono fottuto!


Mi viene chiesto di accomodarmi in sala d'aspetto e io ubbidisco.


Per fortuna che ho il mio ebook, almeno posso leggere nell'attesa e farmi passare il tempo. Trovo un posto libero, mi metto il numero fra i denti mentre mi sfilo la borsa e il cappotto, afferro l'ebook da dentro la borsa e, prima ancora di sedermi, vedo su di un monitor che allo sportello numero 21 stanno aspettando il numero 713 ... cavoli è il mio numero, poso di nuovo il libro e mi fiondo verso lo sportello.


Lo sportello in realtà non è uno sportello come noi lo conosciamo, ma è una semplice scrivania, affiancata ad una che la precede e ad una che la segue per un totale di 31 scrivanie... tutte occupate, nessuna esclusa.


La signora che mi accoglie è straniera, parla un inglese con un forte accento indiano (come si riconosce un accento indiano? dall'alito), è diretta e va subito al sodo chiedendo come può essermi utile. Parliamo, le spiego cosa mi serve e le porgo dei documenti che avevo precedentemente scaricato dal loro sito e compilato a casa. Lei li prende assieme alla mia carta di identità della quale fa una fotocopia immediata con un piccolo scanner poggiato sulla sua scrivania, timbra quà,  firma la, domanda dettagli, mi porge dei fogli e fa firmare anche me.


Sono passati poco più di quindici minuti da quando mi sono seduto, venti da quando ho messo piede dentro il comune.


Mi dice che le devo portare ancora un ultimo documento, ma che per il momento abbiamo finito. Raccolgo la giacca e la borsa, saluto sprizzando gratitudine da ogni poro, e vado via, felice di non aver perso un'intera mattinata in inutili attese, e contento di sapere che c'è gente che ancora ama lavorare a questo mondo.


Visto che capitano spesso "botte di culo" di questo genere nella vita, non ho voluto scrivere subito questo post, ma aspettare altre 2 visite che avevo preventivato di dover fare al comune, per fare la "prova del nove" e per cacciarmi il dubbio.


Ebbene tutte le mie visite si sono svolte alla stessa maniera e con le stesse tempistiche. Il giorno che ho "perso" più tempo è stato quando ho dovuto aspettare che chiamassero il mio numero per qualcosa come 6 minuti ... nulla di più.


Se solo non friggessero pancetta per colazione ... li potrei anche amare 







1 dicembre 2011

Com'è profondo il mare



Sono sceso in calabria dopo mesi di Lontra, sono arrivato un venerdì sera e il giorno dopo ero già al mare.




Non mi era mai mancato il mare in questi mesi, avevo nostalgia degli affetti, degli affettati anche (qui il San Daniele non sanno cosa sia) e del sole, ma nostalgia del mare mai, la nostalgia del mare arriva quando lo rivedi, o perlomeno, a me è successo cosi.

Un sabato mattina di qualche settimana fa, quindi, sono sceso al mare da solo, mi sono levato le scarpe, arrotolato i pantaloni alla "zuava" e l'ho salutato nell'unico modo adatto per salutare il mare, entrandoci dentro.

Ho immerso i piedi in un'acqua fresca e limpidissima che ha iniziato a pungere come milioni di spilli prima di diventare calda e piacevole.

E così, come un vecchio amico, il mare ha ricambiato il saluto, avvolgendomi le gambe, schiumando attorno alle mie dita e trascinando sabbia sottile tutto attorno ai miei piedi.


Sono rimasto cosi, passeggiando sul bagnasciuga per circa un'ora. Mi sono goduto il sole e il rumore delle onde. In quell'istante ho capito le persone che, dopo un anno di città, tornano in Calabria e rivedono il mare. 


Ho capito i miei cugini romani, i parenti di Reggio Emilia, ho capito come possa mancare tanto il mare a chi, per un anno o più, vede solo palazzi e montagne.


Per portarmene un po' a casa l'ho filmato, eccone un pezzetto ...



Ps. La colonna sonora è di Damien Rice "Blower's Daughter" e quella in fondo è la Sicilia






25 novembre 2011

Ever mates


Solitamente non parlo del mio lavoro, anche perché sono convinto di essere bravo e se dovessi farlo ne parlerei sempre con aria di superiorità, con aria di tracotanza (mi piace come suona sta parola ma non so cosa voglia dire) con l'aria Denim, dell'uomo che non deve chiedere mai ... insomma con dell'aria ... il che fa capire molto di me



In 10 anni di onorata carriera ho lavorato, conosciuto e visto svariate agenzie di comunicazione, marketing, grafica o sviluppo software ... o pseudo tali.

Ho avuto "capi" di tutti i tipi, quelli che dormivano fino alle dieci del mattino e che un sito web era lavoro di sei mesi; quelli che non uscivano mai dall'ufficio... troppo intenti a leggere il "sole 24 ore" e a far la parte de: "sono un grande imprenditore" fino a quelli con cui sono andato volentieri a cena e che "un amaro del capo lo vuoi?" alle cinque del pomeriggio. 

Ovviamene ho anche avuto colleghi di ogni genere. Colleghi con cui ridere che sono diventati amici e quelli che si sono persi per strada. Ho conosciuto gente che si è autodefinita "art director" cosi, tanto per sport, e gente che ha mantenuto grande umiltà e professionalità anche dopo anni di lavoro duro.

In questo percorso ho sempre sognato un metodo di lavoro che contemplasse una grande voglia di fare, libertà di sperimentazione, alta tecnologia, guadagni equi e libertà di espressione. Tutte cose che, in un modo o nell'altro, sono sempre state castrate sul nascere.

Fino a qualche mese fa.

Fino a quando assieme a tre pazzi non abbiamo deciso che era tempo di investire su noi stessi, rischiare, dare il cento per cento per un progetto che ci potesse finalmente dare quello che avevamo sempre sognato a livello professionale.

A novembre è ufficialmente nata Evermind, e nella foto seguente potete ammirare (parolone, lo so) il team al completo che brinda dopo la firma dal notaio.

La cosa strana è che due dei membri li ho conosciuti dal vero proprio il giorno della firma dal notaio. Mi sono fatto il mio viaggietto da londra per abbracciare fisicamente le persone con le quali, attraverso skype, facevo riunioni su riunioni da mesi.

È stato emozionante, è stato bello, è stato un parto ma senza la noia del cesario e del bambino.

Il progetto è grande ed ambizioso ... ed è aperto a tutti.

Restate sintonizzati ;)



18 novembre 2011

È Venerdì gente ...


... quando tutto manca ... facciamoci almeno due risate :)


Buon video






13 novembre 2011

È stato bello


Da un post di Marco Travaglio, per festeggiare la splendida giornata di ieri, volentieri posto e condivido

Non entrerò mai in politica. Scendo in campo. Il Paese che amo. Per un nuovo miracolo italiano. L’Italia come il Milan. Basta ladri di Stato. La rivoluzione liberale.

Il Polo delle Libertà. Il decreto Biondi. Vendo le mie tv. Golpe giudiziario. Giuro sulla testa dei miei figli. Lasciatemi lavorare. Sono l’unto del Signore. Ribaltone. Scalfaro è comunista. Con Bossi mai più nemmeno un caffè. Mai detto che sono l’Unto del Signore. Dini è comunista. Il popolo è con me. Prodi utile idiota dei comunisti. Visco Dracula. Toghe rosse. D’Alema è comunista. L’amico Massimo. La Costituzione è comunista. La grande riforma della Costituzione.

La Casa delle Libertà. Il premier non ha poteri. La grande riforma della giustizia. L’amico Vladimir. L’amico George. L’amico Muammar. Gheddafi leader di libertà. Nessun condono. Concordato fiscale. Scudo fiscale. Condono fiscale ed edilizio. Letta è una benedizione di Dio. Romolo e Remolo.

All Iberian mai sentita. Mills mai conosciuto. La proporrò per il ruolo di kapò. Turisti della democrazia. L’Islam civiltà inferiore. Meno tasse per tutti. Tutta colpa dell’euro. La mafia, poche centinaia di persone. Grandi opere. Sono stato frainteso. Tutta colpa delle torri gemelle. Lei è meglio di Cacciari, le presenterò mia moglie.

Il circuito mediatico-giudiziario. Fede è un quasi eroe. L’amico Bossi. Uso criminoso della televisione pagata con i soldi di tutti. L’amico Pollari. Le rogatorie. La Piovra rovina l’Italia all’estero. L’amico Pompa. Il falso in bilancio. Mangano si comportava bene, prendeva la comunione nella cappella di Arcore. La legge Cirami. Dell’Utri è perseguitato. Legittimo sospetto. Previti è perseguitato. Il lodo Maccanico. Il Ponte sullo Stretto. Il lodo Schifani. Tutti sono uguali di fronte alla legge, ma io sono un po’ più uguale degli altri.

Ciampi è comunista. Il decreto salva-Rete 4. I poteri forti. La legge Gasparri. L’Economist è comunista. Che ne direbbe di una ciulatina? I direttori dei giornali devono cambiare mestiere. Bertolaso uomo della Provvidenza. La legge Cirielli. Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, anzi mandava la gente in vacanza al confino. Sempre stato assolto. La stampa estera copia da Unità e Repubblica. Napolitano è comunista.

Giustizia a orologeria. L’amico Minzo. I giudici sono matti, antropologicamente diversi dal resto della razza umana. Telekom Serbia è tutta una tangente. I brogli di Prodi. La commissione Mitrokhin. La giusta amnistia. I comunisti cinesi bollivano i bambini per farne concime. Farò sparire la spazzatura da Napoli in tre giorni. Ho 109 processi. Sarkozy ha imparato da me. Chi scrive di mafia lo strangolerei con le mie mani.

Il Popolo delle Libertà. Obama abbronzato. Il miracolo della ricostruzione dell’Aquila. Evadere è un diritto naturale che è nel cuore degli uomini. Ai giudici noi insidiamo le mogli, siamo dei tombeur de femmes. Il Family Day. Che fate, ragazze, mi toccate il culo? Mille giudici si occupano di me. Agostino, trova una parte ad Antonella: è impazzita, racconta cose in giro. Lodo Alfano. La Consulta è comunista. Legittimo impedimento. Partito dell’Amore e sinistra dell’odio. Il padre di Noemi autista di Craxi. Prescrizione breve.

Mai frequentato minorenni. Le mani nelle tasche degli italiani. La signora Lario mente. Processo breve. Vedi, Patrizia, tu devi toccarti. La privacy. Processo lungo. Candido Lampedusa al Nobel per la Pace. Caro dottor Fede, cioè volevo dire Vespa. Ruby nipote

di Mubarak. Non chiamo Gheddafi per non disturbarlo. La legge anticorruzione. La mia fidanzatina. Siamo tutti intercettati. Solo cene eleganti. Riformare le intercettazioni. Pagavo Ruby perchè non si prostituisse.

La rapina Mondadori. L’amico Lavitola. Me ne vado da questo Paese di merda. Il miglior premier degli ultimi 150 anni. Culona inchiavabile. L’amico Gianpi. Faccio il premier a tempo perso. La maggioranza è coesa. Ho i numeri alla Camera. Traditori. Mi dimetto.
Sic transit gloria immundi

3 novembre 2011

Ho incontrato Gwyneth Paltrow


Una paio di sabati fa siamo andati a fare una passeggiata in zona Liverpool Street. 
Ci siamo fermati a mangiare in una gioielleria mascherata da pub (visti i prezzi) e dopo aver cenato e digerito, saranno state le 19.45, ci siamo avviati verso la stazione della metro.



La temperatura era fresca, per non dire che faceva un cazzo di freddo, si camminava fianco a fianco cercando di trattenere il calore quando ad un certo punto...


Attori principali:


  • Io
  • Fede
  • Alessia detta Valentina
  • Davide
  • Gwyneth Paltrow

Visto che l'aria era gelida io camminavo fianco a fianco alle due giovani donne mentre Davide, più abituato alle temperature londinesi, camminava qualche passo d'avanti a noi. Ad un certo punto, proprio di fronte ad un portone, veniamo investiti da un getto di aria calda proveniente da chissà dove. Poteva anche essere l'aria calda espulsa dal cesso di un carcere minorile, per quello che ne potevamo sapere, fatto sta che ci siamo immediatamente bloccati per goderci il dolce tepore, come dei barboni attorno ad un barile incendiato.


Il tutto si è svolto in 10 secondi. Noi tre ci blocchiamo, Davide che già stava qualche metro d'avanti a noi si blocca, gira di 180° sui tacchi e torna verso di noi dicendoci:
"Ma l'avete vista chi era?"
e noi in coro come Qui Quò e Quà: "No chi era?"
"Era Gwyneth Paltrow"
"Gwyneth Paltrow????!!!!"  


Neanche il tempo di dirlo e lei ci supera, in compagnia di un tizio, e si dirige verso un locale in  fondo alla strada. Il panico ci assale, siamo tentati, vogliamo seguirla ma non vogliamo fare la parte degli invadenti.


Poi il buon senso prende e se ne parte per la tangente e noi entriamo in una spirale di delirio. Cominciamo a seguirla come dei maniaci, quattro persone alla caccia di una bionda spilungona.
Arriviamo di fronte al locale e, prendendo il coraggio a due mani, entriamo.


Il posto è figo, un enorme bancone circolare occupa il centro della sala e tutto attorno tavolini e salottini.


Dietro una sfilza di barman cominciano a chiederci cosa desideriamo, se ci serve un tavolo o vogliamo qualcosa da bere. Ma noi non rispondiamo neanche, siamo attratti dalla Guinet come le falene d'avanti una lampadina, intenti a capire se è davvero lei o una sosia parecchio sosia.
La Guinet si ferma al bancone e noi a tre metri di distanza facciamo versi squittendo come un gruppo di topi da laboratorio che hanno aspirato dell'elio:


"ma è lei?"
"ma si che è lei"
"ma mi sembra troppo giovane"
"ma no che è lei"
"dai Dò, vai al cesso e passale d'avanti"


E io, assumendo l'aria di chi deve pisciare e se la sta tenendo da ore, mi incammino verso la stangona bionda.

Avete presento come vi guardano certi cani? Occhi fissi e testa inclinata leggermente di lato? Ecco, io avevo lo stesso atteggiamento, la fisso e continuo a fissarla per tutto il tragitto dal bancone al cesso, le passo a circa mezzo metro di distanza e continuo a guardarla attentamente... se fossi stato superman l'avrei incendiata col mio sguardo laser tanto strizzavo gli occhi.


La supero e vado al cesso.


Qui per non perdere l'allenamento continuo a fissare tutti come un maniaco sessuale.


Resto cinque minuti nel bagno e poi torno fuori, faccio il percorso inverso e Guinet è sparita, seduta in un salottino con degli amici, e anche la mia comitiva di maniaci personale è sparita.


Faccio il giro del locale, cerco nei salottini, guardo sotto ai tavoli, fisso la gente, ormai fisso tutti, il barman mi parla e io lo fisso, fisso i quadri e quelli fuori che fumano, giro come una trottola ma non trovo più nessuno.


Esco dal locale, il buttafuori mi fissa e io ricambio tanto per non perdere l'abitudine. Provo a chiamare ma il telefono resta muto, e io ovviamente lo fisso per 5 minuti pensando al da fare.


Sono stato abbandonato in un locale, con il dubbio atroce di aver molestato Guinet Paltrov nel migliore dei casi, o una sconosciuta nel peggiore.


E mentre sono li che cerco di capire cosa fare la mia comitiva di maniaci spunta dal bagno e mi si avvicina facendomi cenno di scappare.


Cosi scopro che mentre ero alla "tualet" loro si erano prodigati in manovre degne di spie russe per riuscire a capire la reale identità della vera sosia di Guinetta, con Alessia detta Valentina pronta, col braccio teso e telefonino alla mano, a rubare uno scatto dell'amata.


Siamo stati fortunati, potevano denunciarci e poi menarci, non necessariamente in quest'ordine.


Alla fine non so se ho visto o meno Guinet Paltrow, ma so che lei ha visto me, un altro Guinetto Paltrovo©.


Cheers Guinet




©A.Orlandoja

15 ottobre 2011

Lo abbracceresti quest'orso?



Quando Fabian viaggia in autobus il posto di fianco a lui resta sempre vuoto.
Perché Fabian è handicappato, e sedersi di fianco a chi è diversamente abile sembra sia ancora un problema per qualcuno.






Ed è per questo che la Pro Infirmis ha voluto condurre questo esperimento che, più che spiegare a parole (non sono capace lo sapete) vi faccio direttamente vedere. 


Buona visione








Un grazie a Julius design che ha condiviso il post su Twitter





10 ottobre 2011

Se Steve fosse nato in provincia di Napoli


Dopo la morte di Steve Jobs ne ho lette e sentite di tutti i colori, minchiate per lo più, devo ammetterlo. Ma non voglio star qui a scrivere il mio punto di vista, non ero fan di Jobs né del suo impero, ma mi spiace per la morte prematura di un essere umano, cosi come mi spiace per tutte le persone che muoiono ogni giorno per le cause più disparate.

Fra i tanti articoli che ho trovato girando per la rete me n'è piaciuto moltissimo uno di Antonio Menna, un giovane scrittore/giornalista che vi riporto per filo e per segno. A me ha fatto ridere, ma soprattutto pensare.

E a voi?

Eccolo:

"Steve Jobs è cresciuto a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Qui, con il suo amico Steve Wozniak, fonda la Apple Computer, il primo aprile del 1976. Per finanziarsi, Jobs vende il suo pulmino Volkswagen, e Wozniak la propria calcolatrice. La prima sede della nuova società fu il garage dei genitori: qui lavorarono al loro primo computer, l’Apple I. Ne vendono qualcuno, sulla carta, solo sulla base dell’idea, ai membri dell’Homebrew Computer Club. Con l’impegno d’acquisto, ottengono credito dai fornitori e assemblano i computer, che consegnano in tempo. Successivamente portano l’idea ad un industriale, Mike Markkula, che versa, senza garanzie, nelle casse della società la somma di 250.000 dollari, ottenendo in cambio un terzo di Apple. Con quei soldi Jobs e Wozniak lanciano il prodotto. Le vendite toccano il milione di dollari. Quattro anni dopo, la Apple si quota in Borsa.

Mettiamo che Steve Jobs sia nato in provincia di Napoli. Si chiama Stefano Lavori. Non va all’università, è uno smanettone. Ha un amico che si chiama Stefano Vozzini. Sono due appassionati di tecnologia, qualcuno li chiama ricchioni perchè stanno sempre insieme. I due hanno una idea. Un computer innovativo. Ma non hanno i soldi per comprare i pezzi e assemblarlo. Si mettono nel garage e pensano a come fare. Stefano Lavori dice: proviamo a venderli senza averli ancora prodotti. Con quegli ordini compriamo i pezzi.

Mettono un annuncio, attaccano i volantini, cercano acquirenti. Nessuno si fa vivo. Bussano alle imprese: “volete sperimentare un nuovo computer?”. Qualcuno è interessato: “portamelo, ti pago a novanta giorni”. “Veramente non ce l’abbiamo ancora, avremmo bisogno di un vostro ordine scritto”. Gli fanno un ordine su carta non intestata. Non si può mai sapere. Con quell’ordine, i due vanno a comprare i pezzi, voglio darli come garanzia per avere credito. I negozianti li buttano fuori. “Senza soldi non si cantano messe”. Che fare? Vendiamoci il motorino. Con quei soldi riescono ad assemblare il primo computer, fanno una sola consegna, guadagnano qualcosa. Ne fanno un altro. La cosa sembra andare.

Ma per decollare ci vuole un capitale maggiore. “Chiediamo un prestito”. Vanno in banca. “Mandatemi i vostri genitori, non facciamo credito a chi non ha niente”, gli dice il direttore della filiale. I due tornano nel garage. Come fare? Mentre ci pensano bussano alla porta. Sono i vigili urbani. “Ci hanno detto che qui state facendo un’attività commerciale. Possiamo vedere i documenti?”. “Che documenti? Stiamo solo sperimentando”. “Ci risulta che avete venduto dei computer”.

I vigili sono stati chiamati da un negozio che sta di fronte. I ragazzi non hanno documenti, il garage non è a norma, non c’è impianto elettrico salvavita, non ci sono bagni, l’attività non ha partita Iva. Il verbale è salato. Ma se tirano fuori qualche soldo di mazzetta, si appara tutto. Gli danno il primo guadagno e apparano.

Ma il giorno dopo arriva la Finanza. Devono apparare pure la Finanza. E poi l’ispettorato del Lavoro. E l’ufficio Igiene. Il gruzzolo iniziale è volato via. Se ne sono andati i primi guadagni. Intanto l’idea sta lì. I primi acquirenti chiamano entusiasti, il computer va alla grande. Bisogna farne altri, a qualunque costo. Ma dove prendere i soldi?

Ci sono i fondi europei, gli incentivi all’autoimpresa. C’è un commercialista a Napoli che sa fare benissimo queste pratiche. “State a posto, avete una idea bellissima. Sicuro possiamo avere un finanziamento a fondo perduto almeno di 100mila euro”. I due ragazzi pensano che è fatta. “Ma i soldi vi arrivano a rendicontazione, dovete prima sostenere le spese. Attrezzate il laboratorio, partire con le attività, e poi avrete i rimborsi. E comunque solo per fare la domanda dobbiamo aprire la partita Iva, registrare lo statuto dal notaio, aprire le posizioni previdenziali, aprire una pratica dal fiscalista, i libri contabili da vidimare, un conto corrente bancario, che a voi non aprono, lo dovete intestare a un vostro genitore. Mettetelo in società con voi. Poi qualcosa per la pratica, il mio onorario. E poi ci vuole qualcosa di soldi per oliare il meccanismo alla regione. C’è un amico a cui dobbiamo fare un regalo sennò il finanziamento ve lo scordate”. “Ma noi questi soldi non ce li abbiamo”. “Nemmeno qualcosa per la pratica? E dove vi avviate?”.

I due ragazzi decidono di chiedere aiuto ai genitori. Vendono l’altro motorino, una collezione di fumetti. Mettono insieme qualcosa. Fanno i documenti, hanno partita iva, posizione Inps, libri contabili, conto corrente bancario. Sono una società. Hanno costi fissi. Il commercialista da pagare. La sede sociale è nel garage, non è a norma, se arrivano di nuovo i vigili, o la finanza, o l’Inps, o l’ispettorato del lavoro, o l’ufficio tecnico del Comune, o i vigili sanitari, sono altri soldi. Evitano di mettere l’insegna fuori della porta per non dare nell’occhio. All’interno del garage lavorano duro: assemblano i computer con pezzi di fortuna, un po’ comprati usati un po’ a credito. Fanno dieci computer nuovi, riescono a venderli. La cosa sembra poter andare.

Ma un giorno bussano al garage. E’ la camorra. Sappiamo che state guadagnando, dovete fare un regalo ai ragazzi che stanno in galera. “Come sarebbe?”. “Pagate, è meglio per voi”.

Se pagano, finiscono i soldi e chiudono. Se non pagano, gli fanno saltare in aria il garage. Se vanno alla polizia e li denunciano, se ne devono solo andare perchè hanno finito di campare. Se non li denunciano e scoprono la cosa, vanno in galera pure loro.

Pagano. Ma non hanno più i soldi per continuare le attività. Il finanziamento dalla Regione non arriva, i libri contabili costano, bisogna versare l’Iva, pagare le tasse su quello che hanno venduto, il commercialista preme, i pezzi sono finiti, assemblare computer in questo modo diventa impossibile, il padre di Stefano Lavori lo prende da parte e gli dice “guagliò, libera questo garage, ci fittiamo i posti auto, che è meglio”.

I due ragazzi si guardano e decidono di chiudere il loro sogno nel cassetto. Diventano garagisti.

La Apple in provincia di Napoli non sarebbe nata, perchè saremo pure affamati e folli, ma se nasci nel posto sbagliato rimani con la fame e la pazzia, e niente più."



14 settembre 2011

Sei mesi londrici

Oggi sono sei mesi di Londra, non è moltissimo anche se in effetti non mi sembra di essere qui da sei mesi, ma qualcosa di meno, tipo da cinque mesi e tre quarti.


Visto che oggi è stata una giornata favorevole sotto molti punti di vista e considerato il fatto che la cosa si sia verificata in concomitanza con questo evento mi faccio e vi faccio i miei più cari saluti con una cartolina che l'altro giorno, vuoi un leggero esaurimento psicosomatico, ho buttato giù.


Quindi saluti da Londra, o come preferisco io, saluti da Lontra









11 settembre 2011

Il party all'inglese


Il padrone di casa mi ha coinvolto per tutta la settimana nelle operazioni per ripulire il suo giardino da erbacce, erba secca, canneti e dai topi morti tolti dalle canalette dell'acqua. Tutto questo per il grande party del sabato sera.

Dopo una settimana di duro lavoro sabato mattina abbiamo finalmente finito e io, libero dagli impegni, mi sono concesso un pomeriggio al centro con un amico.

Sono tornato a casa giusto in tempo per l'inizio della festa.

Ovviamente, avendo io pulito il giardino come non accadeva da anni in codesta famiglia, ero ansioso di vedere l'effetto scenico della cosa, con le luci accese, le candele e la gente sul prato rasato di fresco, ma con mia somma sorpresa all'arrivo a casa ho trovato tutti chiusi in cucina, e le luci nel giardino spente.

Dovevo aspettarmelo. Il mio più grave errore è, ed è sempre stato, pensare agli inglesi come a gente normale.

In un party italiano, tempo permettendo e avendo a disposizione un giardino enorme come quello del mio padrone di casa, si sarebbe fatto un barbecue con almeno una tonnellata di legna da ardere e una tanica di benzina, e sul fuoco vivo si sarebbe arrostito un maiale vivo e mezzo capretto, il tutto cucinato ad una temperatura impossibile da un cuoco vestito interamente con lastre di Eternit e con i guanti da fabbro di quelli in uso nei cantieri delle Ferrovie dello Stato. E per sgrassare lo stomaco insalata fresca e secchiate di vino rosso di quello forte, così forte da poter sverniciare una paratia di nave traghetto e con il potere di stordimento secondo solo alla morfina adoperata nelle cliniche per malati terminali.

E invece al mio arrivo a cena l'unico prodotto salato che ha fatto da piatto unico è stato una specie di tortina di zucchine, grande quanto una pizza margherita e altrettanto spessa.

Come altra alternativa salata c'erano carote tagliate a listelli da intingere nell'humus, cracker e diversi formaggi. C'era anche il gatto, e l'avrei azzannarlo pure se il bastardo non si fosse prontamente nascosto sotto il forno.

Non avendo molta scelta e volendo comunque restare con loro per sciogliere un po' il mio inglese ho fatto buon viso a cattivo gioco e mi sono semplicemente abbuffato di champagne, fino a rasentare il coma etilico e l'incoscienza tipica di chi fa cure a base di oppiacei.

La serata stava proseguendo allegramente, stavo tenendo conversazione con una vecchia che aveva dei baffi alla Tom Selleck e che mi raccontava di quando aveva bendato Tutankhamon per la sepoltura nelle piramidi della Valle dei Re in Egitto.

Alle dieci stavo morendo di fame e quindi feci l'unica cosa sensata che una persona digiuna e con solo alcol in corpo poteva fare, ovvero continuare a bere champagne. Alle dieci e mezza davo pacche sulle spalle a vecchietti causando ematomi e incrinando vertebre e parlavo italiano con tutti.

Qualcuno mi capiva pure, c'erano due o tre persone che parlavano un discreto italiano.

Ma a quel punto la domanda del "perché sei venuto a londra?" mi suonava più come una domanda del tipo "ma perché sei qui in questo momento storico e non in galera? ubriacone che non sei altro?"

Comunque, proprio mentre stavo amabilmente conversando di meccanica quantistica (da quel che mi ricordo io, ma poteva tranquillamente essere altro, tipo le similitudini fra la merda di piccione e il correttore liquido) la padrona di casa ha fatto l'entrata ad effetto portando il dolce.

Dolce composto da biscottini e frutti di bosco mischiati ad una tonnellata di panna montata. Un dolce mai visto prima e con un nome che ho, ovviamente, dimenticato praticamente subito. Lo stesso dolce che, posato in un angolo del piano cucina, il gatto si stava leccando neanche mezz'ora prima. Lo stesso gatto che tempo addietro aveva squartato e mangiato in giardino un piccolo piccione. Lo stesso piccione che ... no basta.

Ma probabilmente ero stato l'unico a vederlo (anche se ho i miei dubbi) o forse era per la gran fame, ma fatto sta che tutti gli ospiti si sono fiondati (e sì che c'era gente con protesi all'anca) a raccogliere piatti e cucchiaini per poter assaggiare cotanta bontà dispersa in panna, peli e saliva di gatto.

E a quel punto la mia serata è finita, ho rifiutato il dolce "no è che sono pieno, ho mangiato troppo humus, ma grazie eh" e sono andato via.

Mezz'ora dopo calavo la pasta... spaghettata di mezzanotte, evvaiiii!!




8 settembre 2011

Piccole pesti crescono



Forse è perché sono lontano da troppo tempo, o forse solo perché sono i miei nipoti, ma guardando queste due foto mi sono commosso e riempito di gioia. 


Questo post non è per voi ma per loro, per fargli sapere che mi mancano ogni giorno, e che non vedo l'ora di tornare per potermeli strapazzare di coccole (e con la grande sarà una lotta, conoscendo il tipetto).


Lo zio Dome :)







2 settembre 2011

Gloria Gaynor



È da un po' di tempo che non scrivo nulla sul blog, il fatto è che sono parecchio impegnato, il tempo a mia disposizione è poco e di solito quello che ho lo dedico a dormire, o mangiare. Stasera si è manifestata la condizione ideale per scrivere, cioè sono fortunatamente libero e sbronzo, e allora ne approfitto per tediarvi un po' con le mie scorribande londinesi (scorribande? ma come scrivo?)

In questo periodo vedo gente, faccio cose, mi muovo e perdo tempo per la city cercando di concretizzare un lavoro, perfezionare l'inglese e non morire per autocombustione chiuso a casa.

Proprio l'altra sera ero con degli amici fuori a bere in un gay bar, c'era uno spettacolo di drag queen e non se lo volevano perdere, quindi mi sono fatto convincere ad andare pure io, tentato da una birra gratis e da una palla a specchi appiccicata al soffitto (io amo le palle a specchi, mi ricordano quando ero bambino).

La giornata non era stata malaccio, per essere un venerdì mi ero dato il mio bel da fare, avevo fatto qualche lavoro per me e poi mi ero messo a disposizione del landlord (il padrone di casa) che mi aveva fatto ridipingere camera della figlioletta.

La serata stava proseguendo nel migliore dei modi, il bar era pieno di uomini che si baciavano fra di loro e le poche donne che c'erano erano in canottiera e avevano un palmo di pelo che gli usciva da sotto le ascelle.

Strano a dirsi lo so, ma ancora più strano a vedersi.

Comunque, eravamo li che parlavamo mezzo in italiano e mezzo in inglese del più del meno, e vuoi o non vuoi il discorso è finito sulla mia ricerca di lavoro e sulla situazione attuale del mercato londinese.

Ovviamente eravamo brilli, quindi il tutto si è tramutato in un discorso allucinante sulla rivolta di londra e sul suo impatto nella coltivazione della patata dolce (aveva un senso lo so per certo, ma qui da quasi sobrio non mi viene di replicare la cosa, scusatemi)

Ad un certo punto, mentre in un angolo due uomini si scambiavano metri di lingua, siamo scesi nel dettaglio della rivolta. E cosi ho scoperto che i miei due amici hanno partecipato ai primi scontri a Brixton, ridente quartiere giamaicano di londra. Onestamente non me lo sarei mai aspettato da due persone calme come Ghandi e pacifiche come una vacca indù, e invece così è stato.

"Scusate ma quindi fatemi capire, voi avete sfondato vetrine, lanciato sassi contro poliziotti e distrutto macchine?"

"Beh non proprio"

"In che senso non proprio? io ho visto gente uscire da negozi con monitor al plasma, impianti HiFi, casse di vino, voi che diavolo avete fatto?"

"Guarda noi abbiamo sfondato solo una vetrina"

E cosi mi hanno raccontato tutto. Erano in strada a Brixton, la folla stava demolendo Foot Locker in cerca di scarpe, loro erano dall'altra parte della strada, il fumo li stava rendendo neri carbone, il caldo stava seccando le loro pelli vellutate e la gente sembrava impazzita. E allora hanno fatto quello che chiunque sano di mente avrebbe fatto in quella situazione, hanno preso un sasso e l'hanno scagliato contro la vetrina di Body Shop.

"Perché proprio Body Shop?"

"Io la TV al plasma ce l'avevo già a casa, mi serviva una crema corpo e lui voleva un balsamo per i capelli secchi e qualcosa per le doppie punte"

"Capisco"

Ma purtroppo la vetrina era blindata, il sasso è rimbalzato ed è finito contro il culo di un punk enorme. Fortuna ha voluto che l'amico era troppo preso dalla distruzione per prendersela con loro, o forse era solo troppo stupido, non lo sapremo mai, quello che sappiamo è che per vendicarsi della sassata il genio si è scagliato contro la vetrina di cui sopra, sbavando e imprecando in una lingua ai più sconosciuta, cercando e infine riuscendo a demolirla.

Il più era fatto. Con il favore della notte, il fumo e la gente per strada è stato facile entrare e saccheggiare il negozio. A compiere l'insano gesto c'erano loro due e quattro ragazze obese che cercavano fanghi contro la cellulite. Non si è capito come fossero entrate le quattro grassone, visto lo stretto passaggio nella vetrata sfondata, fatto sta che prima di uscire una di loro stava bevendo il bagno schiuma profumato al cioccolato (scambiandolo per Nesquick evidentemente).

E mentre le Drag Queen agghindate come la mia professoressa di anatomia del liceo rispolveravano tutto il repertorio di Gloria Gaynor, da "Never can say goodbye" a  
"Can't Take My Eyes Off of You" il racconto volgeva al termine, con i miei due amici in fuga verso casa, con flaconi di prodotti infilati nelle mutande e la faccia nero fumo per gli incendi.

"Scusate ma alla fine, ne è valsa la pena?"
"Beh ma tu li hai mai visti i prezzi del Body Shop?"


Come dargli torto?

3 agosto 2011

I vecchi



L'altro giorno per poco non ho ucciso un vecchietto!



I vecchietti a Londra sono dei tipetti molto carucci, li si vede andare in giro sopra delle carrozzine motorizzate, e non ho ancora capito se le usano per necessità o perché semplicemente si rompono le palle a camminare a piedi.

Spesso, quando sono per strada con le buste della spesa pesanti che mi tagliano le mani in due, mi viene voglia di scalciare un vecchio lontano del suo carretto per fregarglielo e correre via, ma ho sempre paura di venire menato col bastone di legno e quindi evito.

Quando io ero ragazzino non c'erano sti carretti, quando ero ragazzino io eravamo noi piccole pesti i carretti degli anziani.
All'epoca l'estate durava tre mesi, i tre mesi più belli dell'anno, si usciva da casa la mattina e si ritornava la sera, con una piccola pausa in mezzo per il pranzo/pennichella (la pennichella non per tutti ovviamente).

Nel paesino dove sono cresciuto io, Piale, il pomeriggio si giocava a pallone in piazzetta, che poi di piazzetta non si trattava, essendo più una strada che una piazza vera e propria, ma visto che vicino c'era una chiesa per noi era la Piazza della chiesa. Segnavamo le porte con dei grossi sassi poggiati a terra, e giocavamo a calcio per ore. A me non e' mai piaciuto particolarmente il calcio, ma all'epoca ancora non avevo deciso e quindi ci giocavo con convinzione, accumulando cadute sudore e scarpe sfondate dai "tiri di punta".


Le partite erano bellissime e duravano fino alla noia o fino a quando un evento eccezionale non le interrompeva.


Non c'erano primo e secondo tempo, ma solo delle pause dettate da motivi di forza maggiore. Il passaggio di una macchina era il più frequente, bisognava liberare la strada evitando di dare pallonate volanti alla carrozzeria di turno (è successo parecchie volte) e cercando di far camminare la macchina in modo tale da non farle pestare i sassi delle porte.

Durante il passaggio auto i più veloci di noi correvano alla vicina fontanella a bere dell'acqua fresca. All'epoca ancora l'acqua si poteva bere, le persone venivano da ogni dove a riempire taniche e bottiglie e non era ancora stata contaminata dagli scavi per l'ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria che oggi ha ridotto il vecchio borgo di Piale ad un paese semi abbandonato.


Comunque, seconda alla pausa macchina c'era il "richiamo della famiglia", che è come il richiamo della foresta ma in questo caso a gridarci di andare a casa per la merenda o qualcosa di simile erano le nostre madri, dai punti più disparati del paese: finestre, balconi, angoli di strada, qualcuna mandava un fratello minore/maggiore a fare da corriere. A quel punto era pausa per tutti e si andava a mangiare qualcosa.


Altro motivo di pausa era la Santa Messa. Non che a noi fregasse qualcosa della messa, quella era solo per la Domenica o per i giorni speciali, ma a i nostri vecchi zii e nonni si, importava parecchio. Mezz'ora prima della messa le campane suonavano per richiamare i fedeli, e dalle case sbucavano, come zombie da dietro gli angoli, tutti i vecchietti del paese. Essendo tutti bene o male "propietari di un anziano parente" a turno ci toccava una vecchia zia claudicante da accompagnare fino alla vicina chiesa.


La cosa di fatto, a ripensarci adesso, non credo mi abbia mai portato dispiacere. Accompagnavo mia zia tenendola a braccetto, e parlando del più e del meno, ascoltando la sua voce leggera e il profumo tipico che hanno le persone ad una certa età. A seconda del parente si poteva viaggiare a diverse velocità, nessuna sufficientemente elevata per noi ragazzi, ma visto che a turno ci capitava una cosa del genere raramente ci si scherzava su, prima poi sarebbe capitato a tutti.


Comunque, tutto sto po' po' di parole per dire che a me, i vecchi, stanno simpatici e mi fanno tenerezza, e per spiegare che non volevo attentare alla vita del vecchio di cui sto per parlare e che ho mensionato all'inizio di questo lunchissimo post.


Da un paio di mesi ho iniziato un corso di Inglese vicino casa, devo fare una decina di minuti a piedi e sono arrivato, comodo e indolore. Sulla via per la scuola ci sono diversi negozi e spesso e volentieri ci fermiamo a fare la spesa di ritorno dal corso.


La settimana passata ci fermiamo al solito supermercato gestito da indiani e, dietro la porta scorrevole, intravediamo un povero vecchietto che, con due bastoni di alluminio e una busta della spesa in una mano, cercava di tenere la porta scorrevole aperta per poter passare. Ma visto che si trovava direttamente sotto il sensore la porta non rimaneva aperta, ma si apriva e chiudeva in continuazione impedendogli di passare.


Ad un certo punto però la porta sembra essersi bloccata, lui prende il coraggio a due mani e si lancia in avanti. Ed in quel momento succedono due cose: la porta si chiude, e io mi lancio, come un provetto superman, per impedirlo.


Purtroppo non avevo calcolato un piccolo particolare.
D'avanti alla porta c'era una rampa per disabili fatta in casa, in legno grezzo ricoperto da una guaina di plastica. La suddetta rampa aveva un bordo alto una decina di centimetri, ed è proprio su quel bordo che sono inciampato nella foga del gesto atletico.


Riepilogando, la porta si sta per chiudere con il vecchio in mezzo,
io lo vedo con il mio sguardo da super eroe e mi lancio per bloccarla, la pedana mi fa inciampare e io comincio il decollo con destinazione "vecchioland", fortuna vuole che nello stesso momento un signore più vicino a me ha la prontezza di bloccare la porta, e fortunissima ha voluto che Fede mi abbia sorretto facendomi evitare l'omicidio/suicidio.


Mi sono preso uno spavendo del diavolo, il signore non si è accorto di nulla e per fortuna tutto è finito bene.

Non so se c'è qualcosa da imparare da questa storia, forse mi devo solo fare i fatti miei, ma non ci riesco, il super eroe che c'è in me cerca sempre di emergere per salvare gli umani dalle porte scorrevoli.

Oppure la soluzione è più semplice, ho solo da capire che se Superman aveva la Criptonite come "Tallone d'Achille" io ho le rampe per disabili.


Provate a smentirmi se potete :)




26 luglio 2011

Hard Rock



Domenica sono andato a Camden Town ed Amy Winehouse è morta.
Le due cose non sono strettamente correlate, ma la cosa può dare da pensare.






La settimana passata mia madre è venuta a trovarmi, un weekend lungo assieme ad un amica e alla di lei figlioletta. Volendole portare in un posto tranquillo e sobrio ho scelto Camden. L'impatto non è stato malaccio, abbiamo percorso buona parte del quartiere senza problemi, con mia madre attaccata alla sua videocamera manco fosse Spielberg.


Pensavo potesse avere problemi con la lingua, non parlando una parola di inglese ma la cosa non le ha creato nessun problema, ha tranquillamente conversato in italiano con tutti, senza scomporsi.


Nel pomeriggio ci siamo spostati verso il centro perché la ragazzina che era con noi aveva desiderio di vedere l'Hard Rock Cafè. Arrivati a destinazione scopriamo che una fila chilometrica ci aspetta per poter andare a vedere lo shop e per comprare qualche souvenir, ci facciamo coraggio e ci mettiamo in fila dietro un gruppetto di spagnoli.


Dopo una decina di minuti siamo già arrivati quasi all'ingresso dello shop, ed in quel preciso momento succede quello che segue. 


Una ragazza italiana mi si avvicina e mi chiede:
"Scusa, ma questa è la fila per entrare all'Hard Rock?"
"si è la fila, ma per lo shop non per il ristorante, il ristorante è dall'altra parte della strada"
"mamma mia ma è lunghissima!!"


ed io, usando il tono più ironico che avessi a disposizione, aggiungo:
"si ma non ti preoccupare, un paio di ore d'attesa e te la cavi"


Detto questo la giovane mi ringrazia e se ne va. Ma forse il mio tono ironico non era poi così tanto ironico come credevo, o la ragazza era ironico-lesa come Sheldon Cooper, perché tornata al gruppo di amici che aspettavano poco distante comincia a dire a tutti che ci sono due ore di attesa.


Io sono quasi pronto per richiamarla per dirle che stavo scherzando, che al massimo in dieci minuti sarebbero stati dentro, stavo per parlare quando inizio a sentire tutti gli amici  che cominciano a ripetere la parola "due ore?!?!" scocciati e arrabbiati. A quel punto cambio idea, ormai il danno è fatto, incontrollabile, e non posso dire nulla senza rischiare un pestaggio di massa.


Quindi sto zitto, mentre il gruppetto imprecando se ne va.


Mi sono sentito in colpa per i successivi tre minuti, ovvero per il tempo che ho atteso per entrare dentro il negozio, poi ho cancellato il senso di colpa e ho sono andato avanti.


E allora mi rivolgo direttamente a voi, se un giorno finirete mai su questa pagina, magari cercando la parola chiave "Hard Rock Cafè Londra + fila chilometrica" sappiate che un po' mi è dispiaciuto, ma solo un po', perché ammettetelo, non ci voleva un genio per vedere che una fila come quella non poteva essere lunga tanto da giustificare due ore di attesa, e perché ho fatto una battuta sorridendo come un coglione (che sono) e non l'avete colta.


Alla fine vedetela sotto questo punto di vista, vi ho fatto risparmiare soldi, che tanto chi ama il rock non và a comprare all'Hard Rock, ma ruba direttamente in casa dell'artista :D.


E quindi un saluto a voi, ed un saluto ad "Emilia Vino di Casa", che si è rovinata tanto da morirne, mandando in malora un talento eccezionale e lasciando noi fans con una manciata di canzoni e, personalmente, un vaffanculo fra i denti





10 luglio 2011

Chupa Chups

Ieri sera siamo andati a Brixton a vedere un concerto.



Brixton è un ridente quartiere con forti influenze giamaicane poco distante da casa nostra, un quartierino pieno di locali, banche e soprattutto con un ampio mercato pieno zeppo di qualsiasi cosa possa servire ad una casalinga disperata, dal cibo agli elettrodomestici passando per bambini cinesi da adottare.

L'ultima volta che ci sono stato e per sbaglio ho urtato un tizio per strada, al mio "Sorry" di cortesia ho avuto per risposta uno sgambetto (fortunatamente sono rimasto dritto).

Un posticino tranquillo insomma.

Comunque, ieri sera siamo andati a vedere sto concerto, orario di inizio, come solito da queste parti, 7.30 del pomeriggio... puntuali.

Il locale si chiama Plan B e per l'evento ospita tre gruppi, i Future Islands + Friendo + Cold Pumas 
ingresso 8 pound, noi alle 8 siamo li, paghiamo e ci ritroviamo in un enorme sala dove una palla a specchi in stile Tony Manero fa da padrona lanciando ovunque scintille di luce, l'ambiente tutto sommato sembra bellino, nonostante sia a Brixton. Su qualche tavolino ci sono dischi di vinile dei gruppi che suoneranno, e un lato del quadrato è chiuso dal bancone del bar. 

Fatto un primo giro decidiamo di bere qualcosina, qui sorge il primo problema della serata, perché a londra, fino ad ora, ho solo trovato birre schifose (per me) nei pub. Per uno abituato a bere Tennent's Super ordinare e bere una Stella Artois è un incubo, praticamente è come bere acqua gassata da una bottiglia rimasta troppo a lungo aperta.

Quindi mi oriento su qualcosa in bottiglia, sperando di azzeccare una birra decente. Ne vedo una in una bottiglia ambrata e, sperando di centrare una doppio malto, la ordino.

Bene, al tatto la bottiglia è fresca al punto giusto, mi lecco le labbra pronto a testare codesta scelta, tiro la prima sorsata e bestemmio, non è birra... la porcheria che ho comprato per la modica cifra di 4 pound è sidro, ovvero una bevanda ottenuta dalla fermentazione della frutta, mmm bello schifo, ma ormai ho pagato e me la faccio piacere.

Intanto il concerto inizia e il primo gruppo ha seri problemi con le chitarre, ne cambiano 3 mentre suonano, nel complesso mi sono piaciuti, bel sound ma il cantante è intonato quanto un forno a microonde che cuoce alluminio... peccato.

Parte il secondo gruppo e con esso arriva la mia prima birra "vera" ... bevo e mi ascolto questi Friendo, carini ma nulla di che, e mentre la cantante con un taglio cesario al posto delle labbra cerca di cantare senza stonare, a me viene il bisogno di andare al bagno (non diretta conseguenza del gruppo, solo fisiologica necessità)

Lo trovo nel seminterrato e li ho la sorpresa della serata. Ad attendermi dentro al cesso c'è un negro enorme. Ok so che detta così non suona benissimo, ma è quello che è, dentro il bagno c'è un inserviente di colore enorme, grande quanto grande mi immaginavo John Coffey leggendo il Miglio Verde (se non avete tempo guardate il film).

In questo bagno, troppo piccolo per contenere più di tre persone, questo armadio di ebano occupa metà spazio e come se non bastasse un angolo della parete è occupata da una piccola scaffalatura con sopra una decina di profumi per uomo diversi, pronti per una spruzzata al volo a seconda dei gusti della clientela, una montagnola di gomme da masticare e il supporto dei Chupa Chups che solitamente si vedono nei bar o negli autogrill.

Mi metto a fare quello che devo nell'orinatoio a parete, un attrezzo di alluminio pieno di naftalina, e mentre penso che forse hanno paura che le tarme possano aggredire gli ospiti del locale, di fianco a me arriva un altro tizio. Evidentemente va di fretta perché finisce la sua minzione in un batter d'occhio, poi si getta con impeto in quel gesto proprio del sesso maschile che solitamente e volgarmente viene chiamato "sgrullata", si richiude la bottega e, senza neanche lavarsi le mani, da un'enorme pacca al nero enorme e esce fischiettando.

Ottimo, spero solo non sia il cuoco del locale.

A quel punto ho finito pure io, mi dirigo verso il lavandino e comincio a lavarmi le mani. Lo faccio e con un occhio guardo a sinistra in direzione dell'amico armadio di cui sopra, lui intanto ha preso due salviette e le tiene in mano aspettando con pazienza che io finisca l'operazione di risciacquo. Intanto nell'aria la musica del gruppo spalla è coperta da un reggae jamaicano, che nella mia ignoranza attribuisco a Bob Marley, che esce da una radiolina buttata vicino a quella che io credo sia crema idratante (gli usi alternativi li lascio immaginare a voi) e di fianco un piattino con qualche pound a mò di mancia.

Finisco e accetto con gentilezza le salviette. Non volendo proprio dare una mancia chiedo quanto costino i lecca lecca, "1 pound mate"  sti cazzi, io pensavo di prenderne 4 con un pound, ma fa nulla, ne prendo uno a caso dal mucchio, sgancio la vecchia regina Elisabetta nel palmo enorme dell'amico di Bob Marley e prendo la porta per uscire.

Sopra il secondo gruppo ha ceduto il posto a quello finale, i Future Island.

Nonostante il pubblico sia visibilmente in estasi a me non mi piacciono per nulla, anzi mi fanno venire voglia di tornare al cesso. Ma mi trattengo, mi siedo in un divanetto a fondo sala e mentre questa specie di orco ubriaco fa il suo show mi controllo la posta, sparo cazzate su twitter e ripenso all'amico del Miglio Verde, per una sera tramutatosi nella mia testa malata, in orco buono in un cesso di Brixton.




23 giugno 2011

Cibo... questo sconosciuto

A volte il mio vicino di casa mi chiede se posso andare a prendere la figlioletta a scuola, un favore che mi scala dall'affitto e che quindi, quando posso, faccio con piacere.






La piccola peste studia vicino Sloane Square, a Chelsea, un quartiere non proprio per poveracci. La piccola fortunatamente è simpatica e con la scusa parlo l'inglese e sparo cazzate senza dovermi preoccupare più di tanto.


Ormai i "bidelli" della sua scuola mi conoscono e quando mi vedono all'entrata gridano il nome della bambina per farla uscire dalla classe. L'altra volta me la sono persa (in realtà era andata a prenderla la madre e avendo il telefono scassato non avevo letto il messaggio nel quale mi avvisava della cosa) e nella disperazione ho fatto chiamare le varie maestre per chiedere con chi fosse andata via la piccola.


Al telefono sono stato descritto come "the Nanny" ... e mi sono sentito un po' Tata Francesca


Oggi l'ho, appunto, presa da scuola, arrivati a casa la lascio con la sorella diciottenne in cucina e vado a casa mia. Dopo pochi minuti mi bussano alla porta, era lei che voleva una mano di aiuto in cucina, voleva che le versassi dell'acqua bollente dal bollitore a dentro una tazza (la sorella intanto era sparita nel nulla come un Ninja).


Vado a guardare e indovinate cosa c'era dentro la tazza? 

Una manciata di Tortellini

Si i tortellini, quelli che noi facciamo al brodo o con burro e salvia. Praticamente l'usanza barbara è questa. Mettono i tortellini in una tazza (non quella grande da cereale, ma quella che si usa per il tea) ci versano dentro acqua bollente, poi ci aggiungono pesto freddo preso direttamente dal barattolo con un cucchiaino, e parmigiano grattugiato 

La vedo che fa sta schifezza e comincio a simulare conati di vomito, le dico:
"ma che diavolo stai facendo???" 
e lei fa:
“vuoi provare? è buona”
“ma sei pazza”
“ma perché?”
“perché quella non è pasta, è una schifezza”
“ma mia sorella la mangia sempre cosi”
“e tua sorella non sa cosa vuol dire pasta” (in mente mia ho aggiunto parole poco pulite)

Ma lei per tutta risposta ha continuato a mangiare contenta. Fra l’altro grattugiava il formaggio direttamente sul piano di marmo e poi con le dita lo prendeva e lo metteva nella tazza. Ho provato a spiegarle la filosofia del buon cibo, ma sarà stato il mio cattivo inglese, sarà stato il suo pessimo italiano, fatto sta che ha finito il pasto, ha ruttato, ed è andata a suonare un po' il pianoforte.

Sicuramente sono tante le cose positive qui, ma quando si parla di cibo, "nothing tripe for cats"