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14 settembre 2011

Sei mesi londrici

Oggi sono sei mesi di Londra, non è moltissimo anche se in effetti non mi sembra di essere qui da sei mesi, ma qualcosa di meno, tipo da cinque mesi e tre quarti.


Visto che oggi è stata una giornata favorevole sotto molti punti di vista e considerato il fatto che la cosa si sia verificata in concomitanza con questo evento mi faccio e vi faccio i miei più cari saluti con una cartolina che l'altro giorno, vuoi un leggero esaurimento psicosomatico, ho buttato giù.


Quindi saluti da Londra, o come preferisco io, saluti da Lontra









11 settembre 2011

Il party all'inglese


Il padrone di casa mi ha coinvolto per tutta la settimana nelle operazioni per ripulire il suo giardino da erbacce, erba secca, canneti e dai topi morti tolti dalle canalette dell'acqua. Tutto questo per il grande party del sabato sera.

Dopo una settimana di duro lavoro sabato mattina abbiamo finalmente finito e io, libero dagli impegni, mi sono concesso un pomeriggio al centro con un amico.

Sono tornato a casa giusto in tempo per l'inizio della festa.

Ovviamente, avendo io pulito il giardino come non accadeva da anni in codesta famiglia, ero ansioso di vedere l'effetto scenico della cosa, con le luci accese, le candele e la gente sul prato rasato di fresco, ma con mia somma sorpresa all'arrivo a casa ho trovato tutti chiusi in cucina, e le luci nel giardino spente.

Dovevo aspettarmelo. Il mio più grave errore è, ed è sempre stato, pensare agli inglesi come a gente normale.

In un party italiano, tempo permettendo e avendo a disposizione un giardino enorme come quello del mio padrone di casa, si sarebbe fatto un barbecue con almeno una tonnellata di legna da ardere e una tanica di benzina, e sul fuoco vivo si sarebbe arrostito un maiale vivo e mezzo capretto, il tutto cucinato ad una temperatura impossibile da un cuoco vestito interamente con lastre di Eternit e con i guanti da fabbro di quelli in uso nei cantieri delle Ferrovie dello Stato. E per sgrassare lo stomaco insalata fresca e secchiate di vino rosso di quello forte, così forte da poter sverniciare una paratia di nave traghetto e con il potere di stordimento secondo solo alla morfina adoperata nelle cliniche per malati terminali.

E invece al mio arrivo a cena l'unico prodotto salato che ha fatto da piatto unico è stato una specie di tortina di zucchine, grande quanto una pizza margherita e altrettanto spessa.

Come altra alternativa salata c'erano carote tagliate a listelli da intingere nell'humus, cracker e diversi formaggi. C'era anche il gatto, e l'avrei azzannarlo pure se il bastardo non si fosse prontamente nascosto sotto il forno.

Non avendo molta scelta e volendo comunque restare con loro per sciogliere un po' il mio inglese ho fatto buon viso a cattivo gioco e mi sono semplicemente abbuffato di champagne, fino a rasentare il coma etilico e l'incoscienza tipica di chi fa cure a base di oppiacei.

La serata stava proseguendo allegramente, stavo tenendo conversazione con una vecchia che aveva dei baffi alla Tom Selleck e che mi raccontava di quando aveva bendato Tutankhamon per la sepoltura nelle piramidi della Valle dei Re in Egitto.

Alle dieci stavo morendo di fame e quindi feci l'unica cosa sensata che una persona digiuna e con solo alcol in corpo poteva fare, ovvero continuare a bere champagne. Alle dieci e mezza davo pacche sulle spalle a vecchietti causando ematomi e incrinando vertebre e parlavo italiano con tutti.

Qualcuno mi capiva pure, c'erano due o tre persone che parlavano un discreto italiano.

Ma a quel punto la domanda del "perché sei venuto a londra?" mi suonava più come una domanda del tipo "ma perché sei qui in questo momento storico e non in galera? ubriacone che non sei altro?"

Comunque, proprio mentre stavo amabilmente conversando di meccanica quantistica (da quel che mi ricordo io, ma poteva tranquillamente essere altro, tipo le similitudini fra la merda di piccione e il correttore liquido) la padrona di casa ha fatto l'entrata ad effetto portando il dolce.

Dolce composto da biscottini e frutti di bosco mischiati ad una tonnellata di panna montata. Un dolce mai visto prima e con un nome che ho, ovviamente, dimenticato praticamente subito. Lo stesso dolce che, posato in un angolo del piano cucina, il gatto si stava leccando neanche mezz'ora prima. Lo stesso gatto che tempo addietro aveva squartato e mangiato in giardino un piccolo piccione. Lo stesso piccione che ... no basta.

Ma probabilmente ero stato l'unico a vederlo (anche se ho i miei dubbi) o forse era per la gran fame, ma fatto sta che tutti gli ospiti si sono fiondati (e sì che c'era gente con protesi all'anca) a raccogliere piatti e cucchiaini per poter assaggiare cotanta bontà dispersa in panna, peli e saliva di gatto.

E a quel punto la mia serata è finita, ho rifiutato il dolce "no è che sono pieno, ho mangiato troppo humus, ma grazie eh" e sono andato via.

Mezz'ora dopo calavo la pasta... spaghettata di mezzanotte, evvaiiii!!




8 settembre 2011

Piccole pesti crescono



Forse è perché sono lontano da troppo tempo, o forse solo perché sono i miei nipoti, ma guardando queste due foto mi sono commosso e riempito di gioia. 


Questo post non è per voi ma per loro, per fargli sapere che mi mancano ogni giorno, e che non vedo l'ora di tornare per potermeli strapazzare di coccole (e con la grande sarà una lotta, conoscendo il tipetto).


Lo zio Dome :)







2 settembre 2011

Gloria Gaynor



È da un po' di tempo che non scrivo nulla sul blog, il fatto è che sono parecchio impegnato, il tempo a mia disposizione è poco e di solito quello che ho lo dedico a dormire, o mangiare. Stasera si è manifestata la condizione ideale per scrivere, cioè sono fortunatamente libero e sbronzo, e allora ne approfitto per tediarvi un po' con le mie scorribande londinesi (scorribande? ma come scrivo?)

In questo periodo vedo gente, faccio cose, mi muovo e perdo tempo per la city cercando di concretizzare un lavoro, perfezionare l'inglese e non morire per autocombustione chiuso a casa.

Proprio l'altra sera ero con degli amici fuori a bere in un gay bar, c'era uno spettacolo di drag queen e non se lo volevano perdere, quindi mi sono fatto convincere ad andare pure io, tentato da una birra gratis e da una palla a specchi appiccicata al soffitto (io amo le palle a specchi, mi ricordano quando ero bambino).

La giornata non era stata malaccio, per essere un venerdì mi ero dato il mio bel da fare, avevo fatto qualche lavoro per me e poi mi ero messo a disposizione del landlord (il padrone di casa) che mi aveva fatto ridipingere camera della figlioletta.

La serata stava proseguendo nel migliore dei modi, il bar era pieno di uomini che si baciavano fra di loro e le poche donne che c'erano erano in canottiera e avevano un palmo di pelo che gli usciva da sotto le ascelle.

Strano a dirsi lo so, ma ancora più strano a vedersi.

Comunque, eravamo li che parlavamo mezzo in italiano e mezzo in inglese del più del meno, e vuoi o non vuoi il discorso è finito sulla mia ricerca di lavoro e sulla situazione attuale del mercato londinese.

Ovviamente eravamo brilli, quindi il tutto si è tramutato in un discorso allucinante sulla rivolta di londra e sul suo impatto nella coltivazione della patata dolce (aveva un senso lo so per certo, ma qui da quasi sobrio non mi viene di replicare la cosa, scusatemi)

Ad un certo punto, mentre in un angolo due uomini si scambiavano metri di lingua, siamo scesi nel dettaglio della rivolta. E cosi ho scoperto che i miei due amici hanno partecipato ai primi scontri a Brixton, ridente quartiere giamaicano di londra. Onestamente non me lo sarei mai aspettato da due persone calme come Ghandi e pacifiche come una vacca indù, e invece così è stato.

"Scusate ma quindi fatemi capire, voi avete sfondato vetrine, lanciato sassi contro poliziotti e distrutto macchine?"

"Beh non proprio"

"In che senso non proprio? io ho visto gente uscire da negozi con monitor al plasma, impianti HiFi, casse di vino, voi che diavolo avete fatto?"

"Guarda noi abbiamo sfondato solo una vetrina"

E cosi mi hanno raccontato tutto. Erano in strada a Brixton, la folla stava demolendo Foot Locker in cerca di scarpe, loro erano dall'altra parte della strada, il fumo li stava rendendo neri carbone, il caldo stava seccando le loro pelli vellutate e la gente sembrava impazzita. E allora hanno fatto quello che chiunque sano di mente avrebbe fatto in quella situazione, hanno preso un sasso e l'hanno scagliato contro la vetrina di Body Shop.

"Perché proprio Body Shop?"

"Io la TV al plasma ce l'avevo già a casa, mi serviva una crema corpo e lui voleva un balsamo per i capelli secchi e qualcosa per le doppie punte"

"Capisco"

Ma purtroppo la vetrina era blindata, il sasso è rimbalzato ed è finito contro il culo di un punk enorme. Fortuna ha voluto che l'amico era troppo preso dalla distruzione per prendersela con loro, o forse era solo troppo stupido, non lo sapremo mai, quello che sappiamo è che per vendicarsi della sassata il genio si è scagliato contro la vetrina di cui sopra, sbavando e imprecando in una lingua ai più sconosciuta, cercando e infine riuscendo a demolirla.

Il più era fatto. Con il favore della notte, il fumo e la gente per strada è stato facile entrare e saccheggiare il negozio. A compiere l'insano gesto c'erano loro due e quattro ragazze obese che cercavano fanghi contro la cellulite. Non si è capito come fossero entrate le quattro grassone, visto lo stretto passaggio nella vetrata sfondata, fatto sta che prima di uscire una di loro stava bevendo il bagno schiuma profumato al cioccolato (scambiandolo per Nesquick evidentemente).

E mentre le Drag Queen agghindate come la mia professoressa di anatomia del liceo rispolveravano tutto il repertorio di Gloria Gaynor, da "Never can say goodbye" a  
"Can't Take My Eyes Off of You" il racconto volgeva al termine, con i miei due amici in fuga verso casa, con flaconi di prodotti infilati nelle mutande e la faccia nero fumo per gli incendi.

"Scusate ma alla fine, ne è valsa la pena?"
"Beh ma tu li hai mai visti i prezzi del Body Shop?"


Come dargli torto?