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26 luglio 2011

Hard Rock



Domenica sono andato a Camden Town ed Amy Winehouse è morta.
Le due cose non sono strettamente correlate, ma la cosa può dare da pensare.






La settimana passata mia madre è venuta a trovarmi, un weekend lungo assieme ad un amica e alla di lei figlioletta. Volendole portare in un posto tranquillo e sobrio ho scelto Camden. L'impatto non è stato malaccio, abbiamo percorso buona parte del quartiere senza problemi, con mia madre attaccata alla sua videocamera manco fosse Spielberg.


Pensavo potesse avere problemi con la lingua, non parlando una parola di inglese ma la cosa non le ha creato nessun problema, ha tranquillamente conversato in italiano con tutti, senza scomporsi.


Nel pomeriggio ci siamo spostati verso il centro perché la ragazzina che era con noi aveva desiderio di vedere l'Hard Rock Cafè. Arrivati a destinazione scopriamo che una fila chilometrica ci aspetta per poter andare a vedere lo shop e per comprare qualche souvenir, ci facciamo coraggio e ci mettiamo in fila dietro un gruppetto di spagnoli.


Dopo una decina di minuti siamo già arrivati quasi all'ingresso dello shop, ed in quel preciso momento succede quello che segue. 


Una ragazza italiana mi si avvicina e mi chiede:
"Scusa, ma questa è la fila per entrare all'Hard Rock?"
"si è la fila, ma per lo shop non per il ristorante, il ristorante è dall'altra parte della strada"
"mamma mia ma è lunghissima!!"


ed io, usando il tono più ironico che avessi a disposizione, aggiungo:
"si ma non ti preoccupare, un paio di ore d'attesa e te la cavi"


Detto questo la giovane mi ringrazia e se ne va. Ma forse il mio tono ironico non era poi così tanto ironico come credevo, o la ragazza era ironico-lesa come Sheldon Cooper, perché tornata al gruppo di amici che aspettavano poco distante comincia a dire a tutti che ci sono due ore di attesa.


Io sono quasi pronto per richiamarla per dirle che stavo scherzando, che al massimo in dieci minuti sarebbero stati dentro, stavo per parlare quando inizio a sentire tutti gli amici  che cominciano a ripetere la parola "due ore?!?!" scocciati e arrabbiati. A quel punto cambio idea, ormai il danno è fatto, incontrollabile, e non posso dire nulla senza rischiare un pestaggio di massa.


Quindi sto zitto, mentre il gruppetto imprecando se ne va.


Mi sono sentito in colpa per i successivi tre minuti, ovvero per il tempo che ho atteso per entrare dentro il negozio, poi ho cancellato il senso di colpa e ho sono andato avanti.


E allora mi rivolgo direttamente a voi, se un giorno finirete mai su questa pagina, magari cercando la parola chiave "Hard Rock Cafè Londra + fila chilometrica" sappiate che un po' mi è dispiaciuto, ma solo un po', perché ammettetelo, non ci voleva un genio per vedere che una fila come quella non poteva essere lunga tanto da giustificare due ore di attesa, e perché ho fatto una battuta sorridendo come un coglione (che sono) e non l'avete colta.


Alla fine vedetela sotto questo punto di vista, vi ho fatto risparmiare soldi, che tanto chi ama il rock non và a comprare all'Hard Rock, ma ruba direttamente in casa dell'artista :D.


E quindi un saluto a voi, ed un saluto ad "Emilia Vino di Casa", che si è rovinata tanto da morirne, mandando in malora un talento eccezionale e lasciando noi fans con una manciata di canzoni e, personalmente, un vaffanculo fra i denti





10 luglio 2011

Chupa Chups

Ieri sera siamo andati a Brixton a vedere un concerto.



Brixton è un ridente quartiere con forti influenze giamaicane poco distante da casa nostra, un quartierino pieno di locali, banche e soprattutto con un ampio mercato pieno zeppo di qualsiasi cosa possa servire ad una casalinga disperata, dal cibo agli elettrodomestici passando per bambini cinesi da adottare.

L'ultima volta che ci sono stato e per sbaglio ho urtato un tizio per strada, al mio "Sorry" di cortesia ho avuto per risposta uno sgambetto (fortunatamente sono rimasto dritto).

Un posticino tranquillo insomma.

Comunque, ieri sera siamo andati a vedere sto concerto, orario di inizio, come solito da queste parti, 7.30 del pomeriggio... puntuali.

Il locale si chiama Plan B e per l'evento ospita tre gruppi, i Future Islands + Friendo + Cold Pumas 
ingresso 8 pound, noi alle 8 siamo li, paghiamo e ci ritroviamo in un enorme sala dove una palla a specchi in stile Tony Manero fa da padrona lanciando ovunque scintille di luce, l'ambiente tutto sommato sembra bellino, nonostante sia a Brixton. Su qualche tavolino ci sono dischi di vinile dei gruppi che suoneranno, e un lato del quadrato è chiuso dal bancone del bar. 

Fatto un primo giro decidiamo di bere qualcosina, qui sorge il primo problema della serata, perché a londra, fino ad ora, ho solo trovato birre schifose (per me) nei pub. Per uno abituato a bere Tennent's Super ordinare e bere una Stella Artois è un incubo, praticamente è come bere acqua gassata da una bottiglia rimasta troppo a lungo aperta.

Quindi mi oriento su qualcosa in bottiglia, sperando di azzeccare una birra decente. Ne vedo una in una bottiglia ambrata e, sperando di centrare una doppio malto, la ordino.

Bene, al tatto la bottiglia è fresca al punto giusto, mi lecco le labbra pronto a testare codesta scelta, tiro la prima sorsata e bestemmio, non è birra... la porcheria che ho comprato per la modica cifra di 4 pound è sidro, ovvero una bevanda ottenuta dalla fermentazione della frutta, mmm bello schifo, ma ormai ho pagato e me la faccio piacere.

Intanto il concerto inizia e il primo gruppo ha seri problemi con le chitarre, ne cambiano 3 mentre suonano, nel complesso mi sono piaciuti, bel sound ma il cantante è intonato quanto un forno a microonde che cuoce alluminio... peccato.

Parte il secondo gruppo e con esso arriva la mia prima birra "vera" ... bevo e mi ascolto questi Friendo, carini ma nulla di che, e mentre la cantante con un taglio cesario al posto delle labbra cerca di cantare senza stonare, a me viene il bisogno di andare al bagno (non diretta conseguenza del gruppo, solo fisiologica necessità)

Lo trovo nel seminterrato e li ho la sorpresa della serata. Ad attendermi dentro al cesso c'è un negro enorme. Ok so che detta così non suona benissimo, ma è quello che è, dentro il bagno c'è un inserviente di colore enorme, grande quanto grande mi immaginavo John Coffey leggendo il Miglio Verde (se non avete tempo guardate il film).

In questo bagno, troppo piccolo per contenere più di tre persone, questo armadio di ebano occupa metà spazio e come se non bastasse un angolo della parete è occupata da una piccola scaffalatura con sopra una decina di profumi per uomo diversi, pronti per una spruzzata al volo a seconda dei gusti della clientela, una montagnola di gomme da masticare e il supporto dei Chupa Chups che solitamente si vedono nei bar o negli autogrill.

Mi metto a fare quello che devo nell'orinatoio a parete, un attrezzo di alluminio pieno di naftalina, e mentre penso che forse hanno paura che le tarme possano aggredire gli ospiti del locale, di fianco a me arriva un altro tizio. Evidentemente va di fretta perché finisce la sua minzione in un batter d'occhio, poi si getta con impeto in quel gesto proprio del sesso maschile che solitamente e volgarmente viene chiamato "sgrullata", si richiude la bottega e, senza neanche lavarsi le mani, da un'enorme pacca al nero enorme e esce fischiettando.

Ottimo, spero solo non sia il cuoco del locale.

A quel punto ho finito pure io, mi dirigo verso il lavandino e comincio a lavarmi le mani. Lo faccio e con un occhio guardo a sinistra in direzione dell'amico armadio di cui sopra, lui intanto ha preso due salviette e le tiene in mano aspettando con pazienza che io finisca l'operazione di risciacquo. Intanto nell'aria la musica del gruppo spalla è coperta da un reggae jamaicano, che nella mia ignoranza attribuisco a Bob Marley, che esce da una radiolina buttata vicino a quella che io credo sia crema idratante (gli usi alternativi li lascio immaginare a voi) e di fianco un piattino con qualche pound a mò di mancia.

Finisco e accetto con gentilezza le salviette. Non volendo proprio dare una mancia chiedo quanto costino i lecca lecca, "1 pound mate"  sti cazzi, io pensavo di prenderne 4 con un pound, ma fa nulla, ne prendo uno a caso dal mucchio, sgancio la vecchia regina Elisabetta nel palmo enorme dell'amico di Bob Marley e prendo la porta per uscire.

Sopra il secondo gruppo ha ceduto il posto a quello finale, i Future Island.

Nonostante il pubblico sia visibilmente in estasi a me non mi piacciono per nulla, anzi mi fanno venire voglia di tornare al cesso. Ma mi trattengo, mi siedo in un divanetto a fondo sala e mentre questa specie di orco ubriaco fa il suo show mi controllo la posta, sparo cazzate su twitter e ripenso all'amico del Miglio Verde, per una sera tramutatosi nella mia testa malata, in orco buono in un cesso di Brixton.