Un anno fa a quest'ora un aereo partiva dall'Italia con
destinazione Londra.
Un anno fa di questi tempi il mio nipotino cominciava la sua
stupenda vita. Mentre aspettavo i bagagli all'aeroporto di Stansted mio nipote
faceva i primi ruttini, le prime poppate e le prime facce buffe a favore del
pubblico formato da tutti i parenti presenti al lieto evento.
È passato un anno esatto e mi ritrovo nuovamente in Italia.
La vita mi ha preso per le spalle, mi ha dato un paio di
violenti scossoni e mi ha detto: "bello di casa sai che c'è? ti rivoglio in
Italia, hai ancora molto da fare li, quindi fai le valigie e torna da dove sei
partito"
E cosi è stato, sono tornato in patria, col piano di
restarci... almeno per un po'
Lasciare Londra non è stato facile, non quanto decidere di
andarci a vivere, è stata ed è tutt'ora una decisione che mi ha fatto parecchio
soffrire, per svariati motivi che non sto qui ad elencare per non ammazzarvi di
noia e farvi venire voglia di mangiare cocci di bottiglie rotte.
Sto a poco a poco ripristinando le cose che avevo lasciato
in sospeso prima della mia partenza, e ne sto sommando qualcuna in più, è un
processo lento e per certi versi doloroso che mi sta portando via molto tempo, ma so che a poco alla volta
ce la farò. Sono molto fortunato, oserei dire estremamente fortunato, perché ho una famiglia e amici straordinari che mi stanno sostenendo quotidianamente, alcuni vicinissimi altri meno, ma tutti presenti e preziosi.
Stamattina ho addirittura sentito nuovamente rumori
provenire dalla mia soffitta... i miei piccoli ospiti mi hanno dato il
benvenuto (o un ladro maldestro si è rotto il collo e adesso giace morto sul
mio tetto).
A pranzo sono andato a casa dei miei genitori, ero seduto a
tavola e assieme a noi c'era anche il mio piccolo nipotino, di un anno più
vecchio. Ero li che pensavo con malinconia alla mia partenza, ai sogni e alle
speranze, quando mi sento fissare. Tenendo in mano una paletta per cucinare che
agitava come un direttore di orchestra con una variante acuta della sindrome di
Parkinson, mio nipote mi guardava incuriosito.
È lì e mi fissa, io ricambio lo sguardo, allungo la mano e
busso tre volte sul tavolo senza un reale motivo apparente, visto che avevo già
la sua piena attenzione.
Lui sorride, mostrandomi i dentini bianchi che madre natura
gli ha sparato da poco in bocca, si allunga verso il tavolo tenendo il pugno
paffuto chiuso, e batte tre volte sul piano in granito, cosi come mi aveva
visto fare.
E allora rido di gusto, e i pensieri negativi e le
malinconie si trasformano in gioia, affascinato da quel sorriso carico di bava
che mi ridà, con un gesto piccolo e apparentemente semplice, un motivo in più
per gioire del fatto di essere tornato a casa.
Perché Londra sarà sempre li, pronta ad accogliermi come lei
sa fare, ogni volta che lo vorrò, ma la casa e le gioie più grandi le conservo
qui.
... Ecco Guinea... Questo mi piace... e tanto anche... Un giorno, quando avrò più spazio a disposizione, quello spazio che la limitazione dei caratteri nei commenti barbaramente mi toglie, ti spiegherò anche il perché...
RispondiEliminaBentornato Domenico :-)
Grazie per il ben tornato, attendo la spiegazione, magari di persona che c'è più gusto :D
RispondiEliminaGrazie mille :)
ecco...dopo aver letto questo post...mi convinco ancora di più che lasciare la propria terra non è sempre un bene!
RispondiEliminaCollega cosa leggo!!!! Non ti nego che sono contenta, qui c'è bisogno di te, della tua mente folle, da "contorsionista" come dico io, e poi l'idea di ribbeccarci magari a mangiare un panino mi fà sorridere... dai che sei stato anche coraggioso a tornare e poi ti è rimasta la belliss esperienza...
RispondiEliminaA presto collega!!!!! Sei tutti noi
senti, ma una derattizzazione no?
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