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13 dicembre 2012

Assange e il futuro del mondo


"Julian Assange, il 15 giugno 2012 capisce che per lui è finita. Si trova a Londra.

Gli agenti inglesi l’arresteranno la settimana dopo, lo porteranno a Stoccolma, dove all’aereoporto non verrà prelevato dalle forze di polizia di Sua Maestà la regina di Svezia, bensì da due ufficiali della Cia, e un diplomatico statunitense, i quali avvalendosi di accordi formali tra le due nazioni farà prevalere il “diritto di opzione militare in caso di conflitto bellico dichiarato” sostenendo che Assange è “intervenuto attivamente” all’interno del conflitto Nato-Iraq mentre la guerra era in corso. 



Lo porteranno direttamente in Usa, nel Texas, dove verrà sottoposto a processo penale per attività terroristiche, chiedendo per lui l’applicazione della pena di morte sulla base del Patriot Act Law. Si consulta con il suo gruppo, fanno la scelta giusta dopo tre giorni di vorticosi scambi di informazioni in tutto il pianeta: “Vai all’ambasciata dell’Ecuador a piedi, con la metropolitana, stai lì”. Alle 9 del mattino del 19 giugno entra nell’ambasciata dell’Ecuador. Nessuna notizia, non lo sa nessuno. Il suo gruppo apre una trattativa con gli agenti inglesi a Londra, con gli svedesi a Stoccolma e con i diplomatici americani a Rio de Janeiro. Raggiungono un accordo: “Evitiamo rischio di attentati e facciamo passare le Olimpiadi, il 13 agosto se ne può andare in Sudamerica, facciamo tutto in silenzio, basta che non se ne parli”. I suoi accettano, ma allo stesso tempo non si fidano degli anglo-americani. Si danno da fare e mettono a segno due favolosi colpi. Il primo il 3 agosto, il secondo il 4.

Il 3 agosto, con un anticipo rispetto alla scadenza di 16 mesi, la presidente della Repubblica Argentina, Cristina Kirchner, si presenta alla sede di Manhattan del FMI con il suo ministro dell’economia e il ministro degli esteri ecuadoregno Patino, in rappresentanza di “Alba” (acronimo che sta per Alianza Laburista Bolivariana America), l’unione economica tra Ecuador, Colombia e Venezuela. La Kirchner si fa fotografare e riprendere dalle televisioni con un gigantesco cartellone che mostra un assegno di 12 miliardi di euro intestato al FMI con scadenza 31 dicembre 2013, che il governo argentino ha versato poche ore prima. “Con questa tranche, l'Argentina ha dimostrato di essere solvibile, di essere una nazione responsabile, attendibile e affidabile per chiunque voglia investire i propri soldi. Nel 2003 andammo in default per 112 miliardi di dollari, ma ci rifiutammo di chiedere la cancellazione del debito: scegliemmo la dichiarazione ufficiale di bancarotta e chiedemmo dieci anni di tempo per restituire i soldi a tutti, compresi gli interessi. Per dieci, lunghi anni, abbiamo vissuto nel limbo. Per dieci, lunghi anni, abbiamo protestato, contestato e combattuto contro le decisioni del FMI che voleva imporci misure restrittive di rigore economico sostenendo che fossero l’unica strada. 

Noi abbiamo seguito una strada opposta: quella del keynesismo basato sul bilancio sociale, sul benessere equo sostenibile e sugli investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, investendo invece di tagliare. Abbiamo risolto i nostri problemi. Ci siamo ripresi e siamo in grado di saldare l’ultima tranche con 16 mesi di anticipo. Le idee del FMI e della Banca Mondiale sono idee errate, sbagliate. Lo erano allora, lo sono ancor di più oggi. Chi vuole operare, imprendere, creare lavoro e ricchezza, è benvenuto in Argentina: siamo una nazione che ha dimostrato di essere solvibile, quindi pretendiamo rispetto e fedeltà alle norme e alle regole, da parte di tutti, dato che abbiamo dimostrato, noi per primi, di rispettare i dispositivi del diritto internazionale.”. Subito dopo la Kirchner ha presentato una denuncia formale contro la Gran Bretagna e gli Usa al WTO, coinvolgendo il FMI grazie ai file messi a disposizione da Wikileaks, cioè Assange. L’Argentina ha saldato i debiti, ma adesso vuole i danni. Con gli interessi composti. “Volevano questo, bene, l’hanno ottenuto. Adesso che paghino”. E’ una lotta tra la Kirchner e la Lagarde. Le due Cristine duellano da un anno impietosamente. 

Grazie ad Assange, dato che il suo gruppo ha tutte le trascrizioni di diverse conversazioni in diverse cancellerie del globo, che coinvolgono gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, l’Italia, la Germania, il Vaticano, dove l’economia la fa da padrone. Osama Bin Laden è stato mandato in soffitta e sostituito da John Maynard Keynes. Lui è diventato il nemico pubblico numero uno delle grandi potenze; in queste lunghe conversazioni si parla di come mettere in ginocchio le economie sudamericane, come portar via le loro risorse energetiche, come impedir loro di riprendersi e crescere, come impedire ai governi di far passare i piani economici keynesiani applicando invece i dettami del FMI il cui unico scopo consiste nel praticare una politica neo-colonialista a vantaggio soprattutto di Spagna, Italia e Germania, con capitali inglesi. Gran parte dei file sono già resi pubblici su internet. Gran parte dei file sono offerti da Assange all’ambasciatore in Gran Bretagna dell’Ecuador, la prima nazione del continente americano, e unica nazione nel mondo occidentale dal 1948, ad aver applicato il concetto di “debito immorale” ovvero “il rifiuto politico e tecnico di saldare alla comunità internazionale i debiti consolidati dello Stato perché ottenuti dai precedenti governi attraverso la corruzione, la violazione dello Stato di Diritto, la violazione di norme costituzionali”.

Il 12 dicembre del 2008, il neo presidente del governo dell’Ecuador Rafael Correa (Pil di 50 miliardi di euro, circa 30 volte meno dell’Italia) dichiara in diretta televisiva in tutto il continente americano (l’Europa non ha mai trasmesso neppure un fotogramma e difficilmente si trova nella rete europea materiale visivo) di “aver deciso di cancellare il debito nazionale considerandolo immondo, perché immorale; hanno alterato la costituzione per opprimere il popolo raccontando il falso. Hanno fatto credere che ciò chè è Legge, cioè legittimo, è giusto. Non è così: da oggi in terra d’Ecuador vale il nuovo principio costituzionale per cui ciò che è giusto per la collettività allora diventa legittimo”. Cifra del debito: 11 miliardi di euro. Il FMI fa cancellare l’Ecuador dal nòvero delle nazioni civili: non avrà mai più aiuti di nessun genere da nessuno “Il paese va isolato” dichiaraDominique Strauss Kahn, allora segretario del FMI.


Il Paese è in ginocchio. Il giorno dopo, Hugo Chavez annuncia che darà il proprio contributo con petrolio e gas gratis all’Ecuador per dieci anni. Quattro ore più tardi, il presidente Lula annuncia in televisione che darà gratis 100 tonnellate al giorno di grano, riso, soya e frutta per nutrire la popolazione, finchè la nazione non si sarà ripresa. La sera, l’Argentina annuncia che darà il 3% della propria produzione di carne bovina di prima scelta gratis all’Ecuador per garantire la quantità di proteine per la popolazione. Il mattino dopo, in Bolivia, Evo Morales annuncia di aver legalizzato la cocaina considerandola produzione nazionale e bene collettivo. Tassa i produttori di foglie di coca e offre all’Ecuador un prestito di 5 miliardi di euro a tasso zero restituibile in dieci anni in 120 rate. Due giorni dopo, l’Ecuador denuncia la United Fruit Company e la Del Monte & Associates per “schiavismo e crimini contro l’umanità”, nazionalizza l’industria agricola delle banane (l’Ecuador è il primo produttore al mondo) e lancia un piano nazionale di investimento di agricoltura biologica ecologica pura. Dieci giorni dopo, i verdi bavaresi, i verdi dello Schleswig Holstein, in Italia la Conad, e in Danimarca la Haagen Daaz, si dichiarano disponibili a firmare subito contratti decennali di acquisto della produzione di banane attraverso regolari tratte finanziarie in euro che possono essere scontate subito alla borsa delle merci di Chicago.
Il 20 dicembre del 2008, facendosi carico della protesta della United Fruit Company, il presidente George Bush dichiara “nulla e criminale la decisione dell’Ecuador” annunciando la richiesta di espulsione del paese dall’Onu: “siamo pronti anche a una opzione militare per salvaguardare gli interessi statunitensi”. Il mattino dopo, il potente studio legale diNew York Goldberg & Goldberg presenta una memoria difensiva sostenendo che c’è un precedente legale. Sei ore dopo, gli Usa si arrendono e impongono alla comunità internazionale l’accettazione e la legittimità del concetto di “debito immorale”. La United Fruit company viene provata come “multinazionale che pratica sistematicamente la corruzione politica” e condannata a pagare danni per 6 miliardi di euro. Da notare che il “precedente legale” (tuttora ignoto a gran parte degli europei) è datato 4 gennaio 2003 a firma George Bush. E' accaduto in Iraq che in quel momento risultava “tecnicamente” possedimento americano in quanto occupato dai marines con governo provvisorio non ancora riconosciuto dall’Onu. Saddam Hussein aveva lasciato debiti per 250 miliardi di euro (di cui 40 miliardi di euro nei confronti dell’Italia grazie alle manovre di Taraq Aziz, vice di Hussein e uomo dell’Opus Dei fedele al Vaticano) che gli Usa cancellano applicando il concetto di “debito immorale” e aprendo la strada a un precedente storico. Gli avvocati newyorchesi dell’Ecuador offrono al governo americano una scelta: o accettano e stanno zitti oppure, se si annulla la decisione dell’Ecuador, allora si annulla anche quella dell’Iraq e il tesoro Usa deve pagare subito i 250 miliardi di euro a tutti compresi gli interessi composti per quattro anni. Obama, non ancora insediato, ma già eletto, impone a Bush di gettare la spugna. La solida parcella degli avvocati newyorchesi viene pagata dal governo brasiliano.


Nasce allora il Sudamerica moderno. E cresce e si diffonde il mito di Rafael Correa, presidente eletto dell’Ecuador. Non un contadino indio come Morales, un sindacalista come Lula, un operaio degli altiforni come Chavez. Tutt’altra pasta. Proveniente da una famiglia dell’alta borghesia caraibica, è un intellettuale cattolico. Laureato in economia e pianificazione economica a Harvard, cattolico credente e molto osservante, si auto-definisce “cristiano-socialista come Gesù Cristo, sempre schierato dalla parte di chi ha bisogno e soffre”. Il suo primo atto ufficiale consiste nel congelare tutti i conti correnti dello Ior nelle banche cattoliche di Quito e dirottarli in un programma di welfare sociale per i ceti più disagiati. Fa arrestare l’intera classe politica del precedente governo che viene sottoposta a regolare processo. Finiscono tutti in carcere, media di dieci anni a testa con il massimo rigore. Beni confiscati, proprietà nazionalizzate e ridistribuite in cooperative agricole ecologiche. Invia una lettera a papa Ratzinger dove si dichiara “sempre umile servo di Sua Illuminata Santità” dove chiede ufficialmente che il Vaticano invii in Ecuador soltanto “religiosi dotati di profonda spiritualità e desiderosi di confortare i bisognosi evitando gli affaristi che finirebbero sotto il rigore della Legge degli uomini”. Tutto ciò lo si può raccontare oggi, grazie alla bella pensata del Foreign Office, andato nel pallone. In tutto il pianeta si parla di Rafael Correa, dell’Ecuador, del debito immorale, del nuovo Sudamerica che ha detto no al colonialismo e alla servitù alle multinazionali europee e statunitensi. In Italia lo faccio io sperando di essere soltanto uno dei tanti. Questo, per spiegare “perché l’Ecuador”. 


Per 400 anni, da quando gli europei scoprirono le banane ricche di potassio, gli ecuadoregni hanno vissuto nella povertà, nello sfruttamento, nell’indigenza, mentre per centinaia di anni un gruppo di oligarchi si arricchiva alle loro spalle. Non lo sarà mai più. A meno che non finiscano per vincere Mitt Romney, Draghi, Monti, Cameron e l’oligarchia finanziaria. L’esempio dell’Ecuador è vivo, può essere replicato in ogni nazione africana o asiatica del mondo. Anche in Europa. Per questo JulianAssange ha scelto l’Ecuador. Il colpo decisivo viene dato da una notizia esplosiva resa pubblica (non a caso) il 4 agosto del 2012. “Julian Assange ha firmato il contratto di delega con il magistrato spagnolo Garzòn che ne rappresenta i diritti legali a tutti gli effetti in ogni nazione del globo”. Chi è Garzòn? E’ il nemico pubblico numero uno della criminalità organizzata. 


È il nemico pubblico numero uno dell’Opus Dei. E’ il più feroce nemico di Silvio Berlusconi. E’ in assoluto il nemico più pericoloso per il sistema bancario mondiale. Magistrato spagnolo con 35 anni di attività ed esperienza alle spalle, responsabile della Procura reale di Madrid, ha avuto tra le mani i più importanti processi spagnoli degli ultimi 25 anni. Esperto in “media & finanza” e soprattutto grande esperto in incroci azionari e finanziari, salì alla ribalta internazionale nel 1993 perché presentò all’Interpol una denuncia controSilvio Berlusconi e Fedele Confalonieri (chiedendone l’arresto) relativa a Telecinco, Pentafilm, Fininvest, Reteitalia e Le cinq da cui veniva fuori che la Pentafilm (Berlusconi e Cecchi Gori soci, cioè PD e PDL insieme) acquistava a 100$ i diritti di un film alla Columbia Pictures che rivendeva a 500$ alla Telecinco che li rivendeva a 1000$ a Rete Italia che poi in ultima istanza vendeva a 2000$ alla Rai, in ben 142 casi tre volte: li ha venduti sia a Rai1 che a Ra2 che a Rai3. Lo stesso film. Cioè la Rai ha pagato i diritti di un film 20 volte il valore di mercato e l’ha acquistato tre volte, così tutti i partiti erano presenti alla pari. Quando si arrivò al nocciolo definitivo della faccenda, Berlusconi era presidente del consiglio, quindi Garzòn venne fermato dalla UE. Ottenne una mezza vittoria. Chiuse la Telecinco e finirono in galera i manager spagnoli. Ma Berlusconi rientrò dalla finestra nel 2003 come Mediaset. Si riaprì la battaglia, Garzòn stava sempre lì. 

Nel 2006 pensava di avercela fatta, ma il governo italiano di allora (Prodi) aiutò Berlusconi a uscirne. Nel 2004 aprì un incartamento contro papa Woytila e contro il managament dello Ior in Spagna e in Argentina, in relazione al finanziamento e sostegno da parte del Vaticano delle giunte militari di Pinochet e Videla in Sudamerica. Nel 2010 Garzòn si dimise andando in pensione, ma aprì uno studio di diritto internazionale dedicato esclusivamente a “media & finanza” con sede all’Aja in Olanda. E’ il magistrato che è andato a mettere il naso negli affari più scottanti, in campo mediatico, dell’Europa, degli ultimi venti anni. In quanto legale ufficiale di Assange, il giudice Garzòn ha l’accesso ai 145.000 file ancora in possesso di Assange che non sono stati resi pubblici. Ha già fatto sapere che il suo studio è pronto a denunciare diversi capi di stato occidentali al tribunale dei diritti civili con sede all’Aja. L’accusa sarà “crimini contro l’umanità, crimini contro la dignità della persona”. La battaglia è dunque aperta. E sarà decisiva soprattutto per il futuro della libertà in Rete. In Usa non fanno mistero del fatto che lo vogliono morto. Anche gli inglesi. Ma hanno non pochi guai perché, nel frattempo, nonostante sia abbastanza paranoico (e ne ha ben donde) Assange ha provveduto a tirar su un gruppo planetario che si occupa di contro-informazione (vera non quella italiana). I suoi esponenti sono anonimi. Nessuno sa chi siano. Non hanno un sito identificato. Semplicemente immettono in rete dati, notizie, informazioni, eventi. Poi, chi vuole sapere sa dove cercare e chi vuole capire capisce. Quando la temperatura si alza, va da sé, il tutto viene in superficie. E allora si balla tutti. In Sudamerica, oggi, la chiamano “British dance”. Speriamo soltanto che non abbia seguiti dolorosi o sanguinosi.

Per questo Assange sta dentro l’ambasciata dell’Ecuador. Per questo Garzòn lo difende. Per questo la storia del Sudamerica, va raccontata. Per questo l’Impero Britannico ha perso la testa e lo vuole far fuori. Perché Assange ha accesso a materiale di fonte diretta. E il solo fatto di dirlo, e divulgarlo, scopre le carte a chi governa, e ricorda alla gente che siamo dentro una Guerra Invisibile Mediatica. Non sanno come fare a fermare la diffusione di informazioni su ciò che accade nel mondo. Finora gli è andata bene, rimbecillendo e addormentando l’umanità. Ma nel caso ci si risvegliasse, per il potere sarebbero dolori imbarazzanti. Wikileaks non va letto come gossip. C’è gente che per immettere una informazione da un anonimo internet point a Canberra, Bogotà o Saint Tropez rischia anche la pelle. Questi anonimi meritano il nostro rispetto. E ci ricordano anche che non potremo più dire, domani “ma noi non sapevamo”. Chi vuole sapere, oggi, è ben servito. Basta cercare. Se poi, con questo "Sapere" un internauta non ne fa nulla, è una sua scelta. Tradotto vuol dire: finchè non mandiamo a casa l’immonda classe politica che mal ci rappresenta, le chiacchiere rimarranno a zero. Perché ormai sappiamo tutti come stanno le cose. Altrimenti, non ci si può lamentare o sorprendersi che in Italia nessuno abbia mai parlato prima dell’Ecuador, di Rafael Correa, di ciò che accade in Sudamerica, dello scontro furibondo in atto tra la presidente argentina e brasiliana da una parte e Christine Lagarde e la Merkel dall’altra. Perché stupirsi, quindi, che gli inglesi vogliano invadere un’ambasciata straniera? Non era mai accaduto neppure nei momenti più bollenti della cosiddetta Guerra Fredda. Come dicono in Sudamerica quando si chiede “ma che fanno in Europa, che succede lì?” Ormai si risponde dovunque “In Europa dormono. Non sanno che la vita esiste”. "



Un testo di  Sergio Di Cori Modigliani, scrittore e blogger che mi ha lasciato a bocca aperta



7 dicembre 2012

Lavorare alla Giapponese

Leggendo l'ultimo Buddismo e Società (nr 155) ho scoperto che:


Il verbo giapponese che significa "Lavorare" (hata-raku) etimologicamente indica "dare sollievo" (raku) alle persone che ti circondano (hata).



Una grande differenza con quello che ha dato origine alla parola "lavoro" nella nostra lingua:

Il latino "labor" si rifà invece all'idea di lavoro come attività dura e penosa (da qui il francese "travail", lo spagnolo "trabajo", il portoghese "trabalho"), parole che derivano tutte da uno strumento di tortura, il "tripalium" (struttura fatta di tre pali incrociati usata per immobilizzare il condannato).

È inutile, per certe cose i giapponesi sono anni luce avanti a noi



19 novembre 2012

Tanto per essere chiari


Vorrei solo dire qualcosa a chiare lettere, tanto per non restare in silenzio di fronte a tutto quello che sta accadendo fra Israele e Palestina sulla Striscia di Gaza.


Vorrei solamente dire una cosa ai due premier in causa e a tutti i loro compari:

Siete delle MERDE!!!

I vostri eserciti sono delle Merde!

Quello che state facendo fa schifo e meritate di marcire in un posto buio e umido per il resto dei vostri giorni!!!

Stronzi!!!

22 ottobre 2012

Cubovision e la 20 mega


A fine settembre vengo contattato a casa da un gentile operatore Telecom.



L'amico mi informa, che nella mia zona di residenza, è attiva la connessione a 20 Mb e che se voglio per il mese di Ottobre la posso provare GRATIS senza impegno.
La connessione a Novembre tornerebbe alla velocità normale di 7Mb, a meno di una mia richiesta per mantenerla a 20Mb.

La cosa mi interessa, chiedo di provare il servizio e chiudo la conversazione.

La settimana scorsa mi arriva una lettera della Telecom che mi informa dell'avvenuta attivazione del servizio CUBOVISION.

Ma io non ho mai richiesto l'attivazione di Cubovision, non so manco cosa sia, gli unici cubi che vedo sono le mie scatole, che si stanno rompendo appresso alla Telecom Italia.

Stamattina chiamo e l'operatrice AP399 mi informa che, nel momento dell'attivazione della 20Mb in realtà è stato attivato un pacchetto che contiene sia la 20Mb che la Cubovision. 

Le spiego che l'operatore amico suo non mi aveva manco per il cazzo accennato alla Cubovision, ma che mi aveva detto che avrei avuto un mese gratis di prova per la venti mega, e che alla fine di Ottobre sarebbe decaduta a meno che non avessi confermato io il servizio.

L'amica con il 99 finale mi fa capire che, a meno che non si fosse messo il suo collega a richiamare di sua sponte, il servizio sarebbe rimasto attivo (ad un costo di 5€ più 4.90€ per la Cubovision).

Alla fine ho disattivato tutto, sia la 20 Mega che Cubovision, se vorrò la linea più veloce chiamerò io e sceglierò l'attivazione del servizio.

Quindi vi avviso: se anche voi siete stati contattati da questi simpatici burloni che detengono il potere telematico nel nostro paese, fate attenzione, molto probabilmente vi stanno sodomizzando senza manco chiedervi scusa.




17 settembre 2012

iPhone 5, la parodia

Il braccino mette il cippino, il braccino mette il cippino! :D
Godetevi il video











11 settembre 2012

Il cliente non ha sempre ragione

Le pubblicità in tivvu dove, con pochi click si fanno siti web professionali, dovrebbero rimuoverle.


Poi dovrebbero prendere i committenti delle suddette e pestarli di legnate, dopo di che acciuffare chi ha ideato le campagne e mazziare pure loro...perché poi, i clienti, vengono da me e mi dicono che non ci vuole un cazzo a fare un sito web, che il prezzo pattuito è troppo alto, che preferiscono farlo fare gratis al cugino del fratello del cognato del prete del paesello che una volta ha acceso un Commodore 64, ha scritto LOAD e gli è uscita la scritta PRESS PLAY ON THE TAPE

Perché non ci vuole un cazzo a fare una cosa bella! 
In Photoshop c'è proprio un pulsante apposito, è nascosto fra lo strumento Secchiello e la Gomma, se lo clicchi appare la scritta "Sito bellissimo subito, ora!!", ed ecco fatto un sito in 5 minuti!!!

Ti auguro che la cacarella ti colga prestissimo, in aereo, mentre entrambi i cessi sono occupati da poveracci con lo stesso problema.

Che ti colga con annesse flatulenze pestilenziali, rumorosissime e fetidissime, di quelle che ti scolorano l'intimo firmato, e che di lato a te ci sia Vittorio Sgarbi, che alla prima scoreggia ti inizi a chiamare "capra, capra, capra" sputandovi in faccia e ricoprendovi di vergogna, schifo e forfora.

Che appena libero il cesso ti capiti di cadere nel corridoio a pancia in giù, con violenza, facendoti cagare nei pantaloni fino all'ultima goccia di materiale molliccio e puzzolente... e che il tutto accada proprio di fronte ad Angelina Jolie, che per lo schifo ti vomiti addosso il pranzo servito in aereo, la colazione dell'hotel e pure la cena del giorno prima.
Che Brad Pitt , seduto li di lato, si incazzi come una bestia e ti spacchi gengive e zigomi come in Fight Club,

Ti auguro che l'aereo prenda vuoti d'aria violenti, che i tuoi stessi escrementi si spargano per tutta la cabina fino a pitturare di marrone le bianche pareti volanti, causando un ammaraggio di fortuna.

Che gli squali di attacchino, a frotte, ripetutamente, fino a non lasciare di te che un ditino molliccio, lo stesso ditino che ti sarebbe bastato per fare, con un click, tutto il mio fottutissimo e dannato lavoro!!!

E buona notte, stronzo!!



8 aprile 2012

Uno ci può anche sperare no?

Dopo il furto del mio HTC HD2 sono alla disperata ricerca di un nuovo device, perché il telefono che sto usando temporaneamente al massimo mi fa mandare sms e cosi non posso andare avanti.


Il buon Antonio mi ha suggerito un modo per vincere un nuovo telefono e quindi, preso dalla foga del momento, e con la speranza nel cuore di vincere un nuovo device, posto il link al contest ... non si sa mai.


I ragazzi del contest, letto il mio post sul furto del telefono, dovrebbero assegnarmi 50 punti extra solo per la sfiga e per solidarietà nei confronti si un compagno di sventura rimasto senza smartphone.


E annamo daje!!!


http://www.androidiani.com/il-meglio-della-settimana-android/vinci-un-htc-evo-3d-con-androidiani-com-94230




14 marzo 2012

Ma guarda tu sto piccoletto


Un anno fa a quest'ora un aereo partiva dall'Italia con destinazione Londra.

Un anno fa di questi tempi il mio nipotino cominciava la sua stupenda vita. Mentre aspettavo i bagagli all'aeroporto di Stansted mio nipote faceva i primi ruttini, le prime poppate e le prime facce buffe a favore del pubblico formato da tutti i parenti presenti al lieto evento.

È passato un anno esatto e mi ritrovo nuovamente in Italia.

La vita mi ha preso per le spalle, mi ha dato un paio di violenti scossoni e mi ha detto: "bello di casa sai che c'è? ti rivoglio in Italia, hai ancora molto da fare li, quindi fai le valigie e torna da dove sei partito"

E cosi è stato, sono tornato in patria, col piano di restarci... almeno per un po'

Lasciare Londra non è stato facile, non quanto decidere di andarci a vivere, è stata ed è tutt'ora una decisione che mi ha fatto parecchio soffrire, per svariati motivi che non sto qui ad elencare per non ammazzarvi di noia e farvi venire voglia di mangiare cocci di bottiglie rotte.

Sto a poco a poco ripristinando le cose che avevo lasciato in sospeso prima della mia partenza, e ne sto sommando qualcuna in più, è un processo lento e per certi versi doloroso che mi sta portando via molto tempo, ma so che a poco alla volta ce la farò. Sono molto fortunato, oserei dire estremamente fortunato, perché ho una famiglia e amici straordinari che mi stanno sostenendo quotidianamente, alcuni vicinissimi altri meno, ma tutti presenti e preziosi.

Stamattina ho addirittura sentito nuovamente rumori provenire dalla mia soffitta... i miei piccoli ospiti mi hanno dato il benvenuto (o un ladro maldestro si è rotto il collo e adesso giace morto sul mio tetto).

A pranzo sono andato a casa dei miei genitori, ero seduto a tavola e assieme a noi c'era anche il mio piccolo nipotino, di un anno più vecchio. Ero li che pensavo con malinconia alla mia partenza, ai sogni e alle speranze, quando mi sento fissare. Tenendo in mano una paletta per cucinare che agitava come un direttore di orchestra con una variante acuta della sindrome di Parkinson, mio nipote mi guardava incuriosito.

È lì e mi fissa, io ricambio lo sguardo, allungo la mano e busso tre volte sul tavolo senza un reale motivo apparente, visto che avevo già la sua piena attenzione.

Lui sorride, mostrandomi i dentini bianchi che madre natura gli ha sparato da poco in bocca, si allunga verso il tavolo tenendo il pugno paffuto chiuso, e batte tre volte sul piano in granito, cosi come mi aveva visto fare.

E allora rido di gusto, e i pensieri negativi e le malinconie si trasformano in gioia, affascinato da quel sorriso carico di bava che mi ridà, con un gesto piccolo e apparentemente semplice, un motivo in più per gioire del fatto di essere tornato a casa.
Perché Londra sarà sempre li, pronta ad accogliermi come lei sa fare, ogni volta che lo vorrò, ma la casa e le gioie più grandi le conservo qui.


23 febbraio 2012

Come farsela passare



Un piccolo aggiornamento dopo il post di ieri sul furto del mio telefono.











Questa mattina mi è arrivata una lettera all'indirizzo di casa. Pensavo al solito estratto conto della banca, la apro e scopro, invece, che è una lettera inviatami dalla Victim Support un organizzazione no profit, che lavora a stretto contatto con la polizia e che si occupa di dare supporto alle persone che hanno avuto un trauma a causa di un crimine.


Oui c'est moi


In un chiaro elenco puntato mi dicono che possono:

  • Rispondere ad ogni mia domanda (tipo "chi mi ha rubato il telefono?")
  • Parlare con qualcuno di quello che è successo, di persona o per telefono (prendono per il culo, è chiaro)
  • Aiuto ed informazioni pratiche (la prossima volta, stai più attento quando attraversi)
  • Supporto in tribunale nel caso mi venga chiesto di andare a testimoniare (giuro di dire tutta la verità, è quello lo stronzo che m'ha derubato)
  • Aiutarmi per qualsiasi altra cosa mi preoccupi a causa del crimine subito (chissà se mi sta scaricando tutto il credito ... mumble mumble")
  • Risarcimento danni (e questo ancora ancora mi può interessare, peccato che non ero assicurato)
La lettera prosegue spiegandomi in che modo posso mettermi in contatto con loro, da che ora a che ora e tanti bei saluti.

Ora, a parte la mia ironia, onestamente sono rimasto piacevolmente colpito quando ho letto la lettera, e mi sono immaginato la stessa organizzazione, in Italia.

Dopo una settimana la Victim Support starebbe già pagando il pizzo, e si dovrebbe mandare lettere da sola per tentare di consolarsi.

Onestamente non chiamerò per un supporto morale, ho altri metodi per farmela passare, uno di questi lo potete vedere in foto e funziona sempre ;)

Ma comunque grazie di cuore per l'interessamento

Yours Sincerely
Guineja


22 febbraio 2012

Mandami una cartolina



Ho preso casa un anno fa circa in quel di Stockwell, ridente quartiere nella zona sud di Londra, poco sotto Victoria Station. In realtà non è molto ridente, direi molto poco ridente. Sdentata dai, uno sdentatissimo quartiere a sud di lontra.




Qui vicino c'è Clapham, una zona ricca di negozi e vita notturna. 


Clapham ha un parco enorme che, nelle giornate di sole, ospita gente per picnic e partitelle di calcio. È un quartiere davvero molto bello, cosi bello che, quando uno si sposta poco poco e arriva nella zona di Brixton, il contrasto cosi forte, fra il bello e l'osceno, amplifica la bruttezza di Brixton. Si passa dal paradiso all'inferno senza la fortuna di un passaggio in purgatorio


Tanto per farvi capire di cosa parlo, gli scontri di Londra dell'estate scorsa, sono iniziati a Brixton.


Brixton e Clapham formano con Stockwell i tre vertici di un triangolo, e io vivo a metà strada fra l'inferno e il paradiso ... più verso l'inferno a dirla tutta.


L'altro pomeriggio stavo rientrando a casa dopo aver partecipato ad un incontro a tema: 
"La parmigiana. Meglio con la melanzana fritta o grigliata?"
Ero li, sovrappensiero, sovrappeso, pensavo alle melanzane calabresi con una lacrimuccia di nostalgia e nel frattempo tornavo verso casa mandando messaggi a destra e a manca.


Sono ad un centinaio di metri da casa, c'è un bel sole che filtra attraverso i rami degli alberi e la via è desolata e tranquilla come sempre. Mi affaccio al bordo del marciapiede pronto per attraversare, guardo in entrambe le direzioni, all'orizzonte c'è solo un ragazzino di colore che sta arrivando con la sua bici. Decido che ce la faccio e comincio ad attraversare.


Arrivo a mezzo metro dal marciapiede opposto e succede il fattaccio. Il ciclista che stava arrivando mi taglia la strada a gran velocità.


Di istinto mi blocco sulle punte dei piedi, come al bordo di un cornicione, cavolo mi stava quasi per investire, tiro su le mani per bilanciarmi ed evitare di cadergli contro, tutto questo in meno di mezzo secondo, giusto il tempo necessario affinché il piccolo biker, allungando una mano ossuta, mi strappi dalle dita il telefono.


È stato un battito di ciglia, un attimo prima avevo il telefono in mano, quello dopo il palmo era vuoto e il piccolo infame mi guardava, pedalando e infilandoselo in tasca.


Da qui in poi tutte le azioni si sono svolte al rallentatore, in questo piano sequenza:


Ci sono io che mi accorgo che mi hanno scippato, io che comincio a correre, il piccolo bastardo che si alza sui pedali e si allontana in tutta fretta, io che respiro affannosamente mentre cerco di afferrarlo, io che non ci riesco, io che vorrei essere Bolt l'altleta, io che mi rendo conto che sono più Bolt il detersivo, io che grido cose assurde in una lingua che sembra inglese ma che ha le tonalità di un richiamo per anatre e che fa guaire i cani del vicinato, il ragazzo che è arrivato ormai in culonia, io che rallento e poi mi fermo ormai stremato, respirando avidamente aria con la bocca spalancata, io che urlo come un pazzo, testa in dietro e braccia alzate come Stallone nella scena della scalinata nel primo Roky!


Sono praticamente di fronte al portone di casa, entro lasciando aperta la porta, mi libero del cappotto, meno i pugni contro il tavolo continuando a gridare per la rabbia, devo muovermi, fare qualcosa, devo chiamare la polizia ma non ho un altro telefono per farlo, salgo dal mio padrone di casa, gli spiego l'accaduto, lui comincia a telefonare e fa due cose, mi blocca la scheda e avverte gli sbirri.


Nel frattempo cerco di rintracciare lo smartphone usando uno dei programmi che avevo installato in caso di smarrimento, ma non l'avevo mai configurato a dovere e, ovviamente, il programma non fa il suo lavoro.


Decido di cambiare le password delle mie caselle di posta e dei vari account social.


Saranno passati 15 minuti dal furto, e solo 10 dalla telefonata alla polizia. Sono li che mi dico stupido e mi meno la testa contro il tavolo quando il mio landlord mi avvisa che è arrivata la polizia


Cioè, mi hanno rubato il telefono, non ho scoperto un cadavere nel frigo, e dopo soli 10 minuti c'è già una pattuglia, in borghese, alla mia porta.


Esco e una signora poliziotto mi chiede se voglio andare a fare un giro con loro in macchina, per vedere se becchiamo il piccolo infame. Afferro il cappotto e mi infilo in questa macchina anonima, tutta nera e senza sigilli o altri segni distintivi che la possano far passare per una pattuglia della polizia inglese.


Mentre giriamo per il quartiere la tizia mi riempie di domande: "corporatura? vestiti? colore del cappotto? età approssimativa? tipo di bici? porta gli occhiali? e TOM???"
Mi sembra di essere ad una partita di "Indovina Chi", una partita che sto abbondantemente perdendo.


Rispondo cercando di ricordare dettagli, ma con scarso successo, sia per la velocità dell'accaduto e sia perché il piccolo infame lo faceva sicuramente di mestiere, vista la nonchalance con la quale aveva commesso il fattaccio e considerato il fatto che non aveva nulla che potesse farlo riconoscere, tipo un cappello viola. Era più scuro di una carrettata di buchi di culo*, tutto vestito di nero, con una bici nera, scarpe nere e cappotto nero, un ninja praticamente.


Quindi sono in giro, in quel triangolo fatto da questi tre quartiere, cosi vicini ma anche cosi diversi, sono in questa macchina e penso: "ma che diavolo, per un telefono perso questi si stanno impegnando cosi tanto, mi parlano di telecamere da controllare, si confrontano con altre pattuglie, anonime come la loro, stanno sprecando benzina e tempo per un furto di telefono, incredibile, in italia la polizia mi avrebbe mandato a cagare, altro che precipitarsi sotto casa."


Sono li che penso a tutte queste cose, guardando le strade del mercato di Brixton, e decido che è ora di tornare a casa,  ringrazio i due bobby e gli dico che per me possiamo anche smettere la ricerca, tanto quello non lo ribecchiamo di sicuro, ormai il telefono e smontato, morto, andato, trapassato!


Vengo riaccompagnato a casa, la signora-agente mi lascia il suo bigliettino con il suo numero di cellulare personale, con la raccomandazione di chiamare per qualsiasi problema. 


E mentre mi domando se i piedi doloranti per l'inseguimento possano rientrare nella categoria dei problemi, sorrido e ringraziando di cuore scendo dalla macchina. Ormai mi sento come dentro un film, dove gli agenti danno il proprio bigliettino alla vittima di un aggressione o, come nel mio caso, di un furto.


Saluto e torno a casa.


Alla fine non è stato il danno materiale in se a farmi arrabbiare, ma quanto sapere che, sulla micro-sd del  telefono, c'erano foto personali, ricordi, musica, cose che quel piccolo bastardo adesso può, volendo, vedere. Mi consola sapere che ho tutto salvato sul computer, alla fine non ho perso nulla, ma con il prossimo telefono farò maggiore attenzione, crittografando i dati sulla micro-sd e installando e testando i programmi contro lo smarrimento e il furto.


Anche girare armati può avere un senso, ma forse mi basterà prestare maggiore attenzione e soprattutto attraversare la strada con il telefono ben custodito in tasca.


Vorrei però aggiungere un messaggio personale per lui, per il piccolo ladruncolo da quattro soldi che mi ha derubato. A te, piccolo sacchetto fumante di merda, voglio solo dire una parola: Karma. 
Tutto torna, è matematico, e io spero tanto che il furto che hai fatto torni, nella tua misera vita, sotto forma di grappolo di emorroidi, ma un grappolo da due chili, e che ti venga proprio il giorno in cui i tuoi amici siano in vena di fare un torneo di calci in culo che abbia te come unico protagonista.


E mandami una cartolina dell'ospedale, stronzo!


Ps. La smart ricoperta con un finto prato inglese è stata l'ultima foto scattata dal mio Htc HD2 e caricata in automatico su Google +


*Questa l'ho fregata a George V. Higgins, scusami George





17 gennaio 2012

Prendi i soldi e scappa



Premessa: Il mondo è in crisi lo sapevate? 
Si? 
Ottimo. 
E sapete anche qual'è l'unica società che non è in perdita nonostante la crisi? 
Bravi, la Mafia. 
Da qui l'idea di questo post, un ipotetico messaggio pubblicitario per un altrettanto ipotetico business da portare avanti sul territorio.


O magari sono state le tre pinte di birra ... chi lo sa?




Vuoi far affondare uno che ti sta fra i piedi nello stretto di Messina?



Devi riscuotere il pizzo ma sei troppo pieno dopo il pranzo della domenica?

Questo messaggio è per te.

Per te che devi fare un attentato e non sai dove trovare il tritolo.

Per te che devi mandare una lettera anonima ma hai paura di lasciare impronte.

Questo messaggio è per te, che devi appendere una testa mozzata di capretto alla porta del vice sindaco e non sai come fare.

Siamo qui per questo.

Stanchi di dover rubare cemento per far affondare i vostri nemici? Siete stufi della solita fila alle casse quando dovete acquistare 250 litri di acido muriatico per sciogliere la gente? Non vi ricordate più dove avete lasciato il bazooka da intimidazione?

Contattateci!

La Nostra azienda è lieta di offrirvi il primo servizio al mondo di Bricolage per Malavitoso.
Non importa a quale ramo della criminalità siete appesi, se scippatori o capi bastone, noi siamo lieti di offrire i nostri servizi senza fare domande.
Nell'anno della crisi, nell'anno che quei fottuti Maya hanno dato per ultimo, noi diamo vita al nostro primo Store per Malavitosi.

Sappiamo quanto duro sia il Vostro lavoro.

Vi viene commissionato una rapina e vi serve una macchina? Fino a ieri dovevate rubarne una e magari essere beccati  con le mani nel sacco. Una brutta seccatura per Voi, gente che il carcere lo vuole vedere almeno per una strage collettiva a colpi di bomba a mano. Beh noi pensiamo a tutto.
Per esempio, nel nostro pacchetto "Prendi i soldi e scappa" offriamo:

  • Una macchina rubata ( o altro mezzo a vostra scelta, abbiamo anche la Bat Mobile)
  • Un'arma per ogni elemento della banda (non abbiamo limiti di calibro e munizioni);
  • Maschere di vario genere ( andiamo dal classico e sempre verde passamontagna nero, alla maschera di Madre Teresa di Calcutta. A richiesta maschere personalizzate)
  • Telefoni non rintracciabili (li abbiamo anche delle Winx, cosi poi potete regalarli alle vostre figlie, o ai vostri figli con particolari tendenza)
  • Nasti della vigilanza (basta informarci prima e siamo in grado di fornire nastri dell'ambiente da rapinare, compresi sottotitoli per i non udenti)
  • Sigarette non rintracciabili (perché un vero duro deve fumare, cazzo, non li vedete i film con Brus Uillis?)

Nel pacchetto sono comprese due settimane di formazione per parlare una lingua a caso dell'europa dell'est. Un corso di guida sportiva in DVD con i commenti di Guido Meda. Giubetti anti proiettie e un CD con le migliori canzoni per fare una rapina, scelte direttametne da Linus di Radio Deejay.

La notra azienda offre inoltre gadget e servizi di ogni tipo.

Siete presi da manie di emulazione e vi serve una testa di cavallo da mettere nel letto di un vostro nemico? Nessun problema, possiamo fornirvi la testa dei migliori cavalli Made in Italy. Li andiamo a prendere direttamente al Palio di Siena. E se vi serve vi forniamo anche una testa di fantino che non si sa mai.
E allora? Cosa aspettate a delinquere? Non siate timidi, fidatevi di noi, siamo omertosi per scelta di vita.

Volete far saltare in aria il locale di un commerciante che, ingenuamente, non vuole pagare il pizzo?

Ci pensiamo noi! 

Vi forniamo l'esplosivo, il mezzo di trasporto, il TomTom per non sbagliare indirizzo e far saltare in aria, che ne so, il monumento a Garibaldi e, per un piccolo extra, vi diamo anche un alibi.

Abbiamo alibi di diverso tipo e per le diverse stagioni.
Si va dal semplice compare che dirà che eravate assieme a mangiare bistecca di capodoglio, fino al Papa che giurerà su Dio che vi ha visto, fra la folla, durante l'Angelus. Abbiamo il medico che testimonerà che, proprio mentre il locale saltava in aria, vi stava  accorciando il pene, fino a Maradona che potrà giurare, senza ombra di dubbio, che quel giorno voi eravate con lui a fare la gara a chi faceva più palleggi di testa.
Offriamo il servizio "Soddisfatti o rimborsati". Se qualcosa del nostro store non era come reclamizzato potete farci fuori un parente a caso scegliendo dal nostro catalogo dei dipendenti.

DIventate fans della nostra pagina Facebook, seguiteci su Twitter e loggatevi su Foursquare mentre state compiendo un crimine, vi verrà dato un buono omaggio da spendere nei nostri negozi

E per i più timidi, o semplicemente per coloro che si trovano in latitanza, c'è anche lo Store Online.




15 gennaio 2012

Babe maialino coraggioso



Giovedì ho cucinato il maiale al forno per il mio padrone di casa.






Come ogni tanto capita mi chiede di cucinare per lui e io, quando posso, lo faccio.


La cosa era facile, un rollé di maiale che ho fatto al forno con contorno di patate. Un pezzo di porco che se fosse stato vivo si sarebbe mangiato da solo tanto era buono.


Il giorno dopo, passando dalla sua cucina, noto che il piatto è stato gradito, visto che la teglia che il giorno prima ospitava il suino era sul piano cottura, con pochi resti dentro a far da compagnia a due patate secche. Ma tanto la donna delle pulizie non verrà prima di lunedì e quindi il maiale resterà, molto probabilmente, esposto fino a tale giorno, nessuno della famiglia pulirà, capita spesso, anzi è la norma.


Venerdì mi viene chiesto se è possibile fare delle Lasagne per alcuni ospiti che verranno a cena lunedì. 


Certo che è possibile, che problema c'è?


Stamattina, domenica quindi, di buon'ora vado nella loro cucina, faccio il controllo di quello che c'è e di quello che manca e mi metto al lavoro impastando uova e farina per stendere le sfoglie (si, le faccio a mano le lasagne, io!!!) 


Mentre sono intento ad impastare mi rendo conto che il signor porco è ancora li dove l'ho visto l'ultima volta, sul piano cottura, bello, secco come una prugna della Sunsweet e profumato come quando era in vita.


Faccio spallucce e vado avanti, tanto non è la mia cucina.


Dopo ore di preparativi sono pronto per comporre la lasagna, ma mi serve una teglia, la teglia col porco, per essere precisi.


La prendo cercando di non fare smorfie, visto che in quel momento la moglie del landlord è in cucina a farsi un caffè, e mentre sono li li per aprire il cassonetto del compost mi assale un dubbio, e allora chiedo:


"signora, che ci faccio col maiale?"
"ah si guarda, mettilo in un piatto"
"un piatto?" ripeto, credendo di aver capito male, anzi malissimo.
"si un piatto"
"signo' è porco, è fuori da tre giorni, è sicura che non faccia male"
"ma no dai"


E quindi, prendendo pezzetti di cotenna e di carne secca, libero la teglia e riempio un piatto (che ovviamente ho lasciato sul piano cucina, perché se lo mettevo in frigo si appestava sicuro tutto il cibo).


Speriamo almeno che la lasagna sia venuta buona
Gnamm